Guardando piazza Carlo III, via Foria, l'Orto Botanico, Palazzo Fuga e dintorni si prova una profonda amarezza. Non solo per le mosche che ronzano intorno alle discariche di...
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Partiamo da Palazzo Fuga, cioè da quel tesoro architettonico che da anni è simbolo dell'impotenza delle istituzioni a vincere contro il degrado. Dove lo Stato non arriva, è arrivato il popolo, senza far caso al degrado. La scritta Comune di Napoli, all'ingresso di via Tanucci, è arrugginita e vecchia di decenni. Superato l'arco settecentesco, ai piedi delle case abitate dalle 80 famiglie occupanti dai cui balconi screpolati sventolano panni stesi intorno a infissi di veranda in Pvc non proprio settecenteschi, si stende un'immensa area parcheggio con tanto di personale. Sullo sfondo tubolari cadenti e mura storiche pronte a cedere. Poi centinaia di macchine, anche in seconda o terza fila. «Non sappiamo chi gestisce», dicono all'interno. Un giallo. Nino Simeone, consigliere comunale e presidente della commissione Trasporti, è già intenzionato a chiarirlo: «Quella era l'antica area di sosta. Un peccato mortale tenere Palazzo Fuga in queste condizioni. Ho già pronta una lettera che domani invierò all'assessore al Patrimonio Alessandra Clemente e ai dirigenti competenti che dovranno rispondermi nel più breve tempo possibile sull'uso degli spazi e sul destino dell'Albergo dei Poveri».
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Dalla parte opposta di Palazzo Fuga, lato via Foria, c'è la palestra Kodokan, associazione riconosciuta dal Coni. L'aria qui è ben diversa, e l'abbandono a tratti pare lontano, anche se non mancano i panni stesi, divise, jeans e magliette, nei corridoi di tre secoli fa. «Qui fanno attività circa 700 ragazzi, anche difficili - spiega Peppe Marmo, il presidente della Onlus ospitata a Palazzo Fuga che si interessa di sport e sociale - L'unico modo per risollevare l'edificio sarebbe lottizzarlo e affidarlo ad associazioni e maestranze tipiche. Qui si potrebbe creare un posto migliore dell'Expo di Milano, ma è quasi tutto abbandonato. Il 9 novembre, in occasione dell'anniversario della caduta del muro di Berlino, abbatteremo un muro artistico in piazza Carlo III. Quanto al bucato, si tratta delle casacche della squadra di calcio».
A Napoli difficilmente una giostrina resiste ai teppisti: «Hanno vandalizzato i giochi per i bambini tre settimane fa - spiega Gennaro Esposito del bar Carlo III - Napolipark li ha presi e portati via. Hanno detto che li sostituiranno, ma non lo hanno ancora fatto». Già: ora il pavimento rosa è vuoto e triste, in piazza Carlo III. Una tristezza un po' più intensa la si prova guardando le aiuole-selva al centro della piazza, dove sonnecchiano i clochard, e le transenne-discarica che ostruiscono il perimetro dell'Albergo sia qui che su via Tanucci, dove qualcuno ha abbandonato una casa su strada: legni, letti, infissi. Via Foria è piena di alberi decapitati, le cui fosse sono occupate da immondizia e sacchetti. Nessuna pietà persino per l'Orto Botanico: le mura esterne sono un telaio di scritte spray. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino