Napoli, milioni restituiti ai fratelli Pellini: Nordio invia gli ispettori «L’ipotesi confisca bis»

Dopo il verdetto della Cassazione: «L’ipotesi confisca bis»

Una delle strutture sequestrate ai Pellini
Il ministro della Giustizia vuole fare chiarezza sul caso dei 222 milioni di beni prima confiscati ma poi restituiti dalla magistratura, per lungaggini giudiziarie, ai fratelli...

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Il ministro della Giustizia vuole fare chiarezza sul caso dei 222 milioni di beni prima confiscati ma poi restituiti dalla magistratura, per lungaggini giudiziarie, ai fratelli Pellini, gli imprenditori dello smaltimento dei rifiuti condannati per disastro ambientale ad Acerra e in altri comuni dell’area metropolitana di Napoli. Il ministro Carlo Nordio ieri ha infatti annunciato in Parlamento di aver inviato al tribunale di Napoli gli ispettori ministeriali.

Intanto, in Procura si lavora su una ipotesi tutta da esplorare: quella di una confisca bis. Ma torniamo al ministro Nordio: «Abbiamo subito investito il nostro ispettorato - le sue parole alla Camera - l’istruttoria appurerà se la restituzione di un patrimonio così ingente sia attribuibile a ingiustificati ritardi o ad altre, diciamo, ragioni».

Nordio ha quindi risposto così al pressing del Movimento Cinque Stelle, con un'indagine ministeriale che si preannuncia delicatissima. Il pressing dei pentastellati è culminato ieri pomeriggio nel question time chiesto dai deputati Sergio Costa e Carmela Auriemma.

I quesiti

«Le chiediamo per senso di giustizia - l’interrogazione di Costa - e per rispondere a quei cittadini che hanno perso i loro familiari o che sono entrati nel tunnel della malattia, se intenda attivarsi con una procedura di ispezione presso gli uffici giudiziari di Napoli per capire cosa sia successo e se intenda attivarsi per riacquisire i 222 milioni da destinare alla bonifica e di legarsi al nostro grido di dolore che è quello della popolazione di Acerra e di far si che questa non sia solo la battaglia del Movimento Cinque Stelle ma che sia la battaglia di tutti noi e anche la sua».

«Condivido il suo grido di dolore e quasi di imbarazzo di fronte a episodi di questo tipo», la risposta del ministro della Giustizia, che però ha ricordato l’impossibilità da parte del ministero di procedere a un nuovo sequestro dei beni.

«Come voi sapete il ministero - ha spiegato Nordio - non ha alcun potere nei confronti della giurisdizione sovrana. È quasi banale ricordarlo ma qualche volta può essere anche utile». Il ministro comunque ha annunciato che appena ha appreso del caso dalla stampa ha immediatamente disposto l'indagine.

«Non sappiamo ancora quali siano i motivi di questa restituzione perché non abbiamo ancora ricevuto il deposito del provvedimento della Cassazione - l’ulteriore spiegazione di Nordio - certo - ha aggiunto - condivido con voi l’apprensione per una vicenda che non solo non ci lascia indifferenti ma che anche noi riteniamo di estrema gravità sotto tutti i profili, economico, dell’immagine, etico e giudiziario».

La verifica 

L’obiettivo dell'inchiesta ministeriale sarà di comprendere cosa sia successo nei quasi quattro anni intercorsi al tribunale di Napoli tra il sequestro ai fini della confisca avvenuto in primo grado, nel 2019, e la sua conferma avvenuta soltanto l’anno scorso alla Corte d’Appello di Napoli, cioè ben dopo i diciotto mesi stabiliti dalla legge, oltre i quali scatta la prescrizione del provvedimento. A quel punto la Corte di Cassazione, a marzo, non ha potuto fare altro che accogliere l’istanza dei Pellini decidendo la restituzione di conti correnti milionari, centinaia di case, ville ed appartamenti, aziende, terreni, elicotteri e auto di lusso.

La polemica 



Un tesoro giudicato dalla stessa magistratura frutto del traffico illecito di rifiuti dei tre fratelli acerrani. «Vogliamo andare fino in fondo, senza se e senza ma, per chiarire questa situazione di estrema gravità», ha promesso il ministro. Critica la replica di Auriemma. «La sua risposta non ci basta - l’intervento del deputato M5S - e non dovrebbe bastare neanche a lei non solo nella sua qualità di ministro ma soprattutto in quella di magistrato: lo Stato non può perdere così davanti agli ecodelinquenti. I 222 milioni sono stati restituiti per un cavillo giuridico e forse per una negligenza per cui vogliamo da lei massima chiarezza». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino