Napoli. Manifestazione per Maikol ucciso a Forcella. Il padre: «Vorrei la bacchetta magica per tornare indietro» | Foto

Napoli. «Ho tirato su i miei figli con onestà e li ho allevati bene nonostante le difficoltà di un quartiere come questo, dove è morto un altro...

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Napoli. «Ho tirato su i miei figli con onestà e li ho allevati bene nonostante le difficoltà di un quartiere come questo, dove è morto un altro innocente. Ho fatto bene il mio lavoro di padre, non ho la bacchetta magica per farlo tornare indietro». Così Antonio, il papà di Maikol Giuseppe Russo, ucciso il 31 dicembre, per errore, in piazza Calenda a Forcella. L'uomo è presente alla manifestazione organizzata dagli amici della vittima e dal movimento 'Un popolo in cammino'.


«Ho 50 anni - dice - e con una bancarella in questa realtà ho cresciuto bene i miei figli». «E chiedo rispetto per me, la mia famiglia e mio figlio - afferma - io non so nemmeno se riesco a superare questo momento per il dolore». «Oggi - conclude - non mi interessa delle telecamere di video sorveglianza spente».

«Questi ragazzi sono dei martiri come mio figlio - dice invece il padre di Genny Cesarano, vittima di un agguato nel Quartiere Sanità a settembre, anche lui presente al presidio -. Lo Stato dove era la notte del 31 dicembre?».

«Poteva succedere a chiunque, Maikol era un bravo ragazzo e questo non è il bar della camorra, basta». A parlare è Maria Rosaria, la proprietaria del bar in piazza Calenda. «Quelli che vedete sono bravi ragazzi, ma quali camorristi? - dice - escono di casa all'alba per andare a lavorare». «Questo è un quartiere dove si lavora a stento - afferma - conoscevo Maikol da quando è nato, andate a vedere in che situazione vivono, non avevano nemmeno i soldi per i funerali». «Delle persone che hanno fermato - aggiunge - nessuno ha mai avuto a che fare con la giustizia». «Abbiamo sempre lavorato - sottolinea - sono arrabbiata perché si dicono cose non vere». «In questa piazza - conclude - serve un presidio fisso delle forze dell'ordine».
 

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Il Mattino