Napoli. «Ho tirato su i miei figli con onestà e li ho allevati bene nonostante le difficoltà di un quartiere come questo, dove è morto un altro...
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«Ho 50 anni - dice - e con una bancarella in questa realtà ho cresciuto bene i miei figli». «E chiedo rispetto per me, la mia famiglia e mio figlio - afferma - io non so nemmeno se riesco a superare questo momento per il dolore». «Oggi - conclude - non mi interessa delle telecamere di video sorveglianza spente».
«Questi ragazzi sono dei martiri come mio figlio - dice invece il padre di Genny Cesarano, vittima di un agguato nel Quartiere Sanità a settembre, anche lui presente al presidio -.
«Poteva succedere a chiunque, Maikol era un bravo ragazzo e questo non è il bar della camorra, basta». A parlare è Maria Rosaria, la proprietaria del bar in piazza Calenda. «Quelli che vedete sono bravi ragazzi, ma quali camorristi? - dice - escono di casa all'alba per andare a lavorare». «Questo è un quartiere dove si lavora a stento - afferma - conoscevo Maikol da quando è nato, andate a vedere in che situazione vivono, non avevano nemmeno i soldi per i funerali». «Delle persone che hanno fermato - aggiunge - nessuno ha mai avuto a che fare con la giustizia». «Abbiamo sempre lavorato - sottolinea - sono arrabbiata perché si dicono cose non vere». «In questa piazza - conclude - serve un presidio fisso delle forze dell'ordine».
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Il Mattino