Napoli in lockdown, mercati chiusi da sabato: «Ma almeno dateci i ristori»

Mercato di Fuorigrotta
Con le ordinanze numero 7 e 8 del 10 e dell'11 marzo 2021, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dispone un'ulteriore stretta: limitazioni alla...

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Con le ordinanze numero 7 e 8 del 10 e dell'11 marzo 2021, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dispone un'ulteriore stretta: limitazioni alla mobilità a alle attività dei mercati. Da sabato 13 marzo e fino al 21 marzo sarà vietato lo svolgimento di fiere e mercati per la vendita al dettaglio. Rientrano anche quelli rionali e settimanali che si occupano del commercio di generi alimentari. A Napoli, presso il mercato di Fuorigrotta, sono già innumerevoli le saracinesche abbassate; si contano sulle dita di una mano i pochi box ancora aperti dedicati alla vendita di prodotti alimentari. Uno scenario spettrale che carica di rabbia alcuni esercenti che, solo per oggi, riusciranno a vendere la propria merce ai clienti del quartiere. Non poche le polemiche e le critiche sull'ultima ordinanza: «Non è giusto - commenta Sara, venditrice di frutta secca presso il mercato di Fuorigrotta - svolgiamo un'attività all'aperto: gli assembramenti si possono creare anche all'interno di un supermercato». Alcuni commercianti accendono l'attenzione sugli ampi spazi che offre il mercato di Fuorigrotta: oltre 1.300 mq, di cui mille al coperto che ospitano box dedicati alla vendita al dettaglio; c'è chi sottolinea il basso rischio di assembramenti all'interno del mercato considerando che l'area, tanto estesa, permette di rispettare il distanziamento, a dispetto di alcuni supermarket dotati di spazi inferiori.  

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«Noi siamo venditori ambulanti, viviamo alla giornata, abbiamo bisogno di essere tutelati, abbiamo bisogno di ristori», commentano alcuni commercianti del mercato. Diffuso il malcontento tra i venditori al dettaglio, che non condividono le decisioni governative prese fino ad oggi: «Se non si procede con un lockdown generalizzato, la situazione non si risolve: questo continuo apri e chiudi, delle attività commerciali, non fa che danneggiarci.

Un metodo altalenante che non ha risolto il problema: dopo un anno siamo punto e a capo», conclude un esercente del mercato.

La questione si sposta sui servizi igienici, che sembrano non essere sufficienti: «Ad ogni box dovrebbe corrispondere un servizio igienico autonomo, ma se fosse così non ci sarebbe spazio per esporre la merce: dove la esponiamo?» conclude Giuseppe, fruttivendolo del mercato di Fuorigrotta.    

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Il Mattino