Napoli, spodestato San Gennaro: spunta Caiafa, il rapinatore ucciso

Napoli, spodestato San Gennaro: spunta Caiafa, il rapinatore ucciso
Spodestato san Gennaro e al suo posto, in primo piano, nell’altarino che da circa 500 anni omaggia il Patrono della città c’è una grande foto del...

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Spodestato san Gennaro e al suo posto, in primo piano, nell’altarino che da circa 500 anni omaggia il Patrono della città c’è una grande foto del baby-rapinatore Luigi Caiafa. San Gennaro, al cospetto del criminale ucciso lo scorso ottobre, deve accontentarsi adesso solo di un piccolo ritratto assai più modesto rispetto a quello del rapinatore. Siamo in piazzetta Cardinale Riario Sforza, lì dove un tempo c’era l’accesso laterale al Duomo di Napoli e dove svetta la guglia dedicata al santo più venerato della città, l’obelisco fatto costruire dai devoti napoletani dopo l’eruzione del 1631. 

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Nel ventre di Partenope, in pieno centro storico, oggi invece funziona così: i criminali sono equiparati a santi e chi davvero fa miracoli deve farsi da parte nonostante il gran fermento per rendere il culto del Patrono patrimonio immateriale dell’Unesco. L’altarino dedicato fino a qualche giorno fa per San Gennaro reca un’incisione sul marmo: quella cappella è stata edificata nel 1588 e poi ristrutturata nel secolo scorso. 

Il fiuto e la curiosità di un fotografo di razza come Sergio Siano del Mattino hanno ieri individuato la recente variazione dell’opera. L’edicola votiva è stata da poco rimessa a nuovo, ma stavolta per un baby-rapinatore. Luigi Caiafa è il minorenne ucciso mentre tentava una rapina con una pistola finta - molto simile all’originale - lo scorso ottobre, a bordo di uno scooter con Ciro De Tommaso, il figlio di “Genny ‘a carogna”. Un agente dei Falchi della polizia, intervenuto sul posto e notando l’arma, esplose un proiettile che ferì mortalmente Caiafa. Il papà del 17enne, Ciro, è stato invece ucciso in un agguato di camorra la sera prima di Capodanno mentre nel suo basso di Forcella si stava facendo tatuare il volto del figlio su di un braccio. Ora quel volto è nella piazza di san Gennaro, quasi spodestando il Patrono. 

Gli omaggi al ragazzino ucciso avevano già sollevato infuocate polemiche. In vico Sedil Capuano, in quel magnifico budello di vicoli che è Forcella, erano già sorti un altarino e un murales per ricordare il giovane. Quelle opere sono state rimosse - dopo mesi - solo tre settimane fa grazie al coraggio dell’avvocato Valentina Varano, amministratrice dello storico stabile dove sorgeva il dipinto per Caiafa. La donna aveva ricevuto una diffida dal Comune di Napoli a rimuovere l’opera - quasi come se ne fosse lei la responsabile - ma con tenacia, facendo notare agli uffici comunali che quel murales era sorto contro la volontà dei residenti, aveva di fatto obbligato il Comune a cancellarlo. Un’operazione avvenuta non senza difficoltà tra la rabbia dei familiari di Caiafa che inveirono contro gli addetti e anche contro i giornalisti. 

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Ieri, anziché il Comune, è comunque intervenuto il commissariato di polizia Vicaria-Mercato con il primo dirigente Davide Della Cioppa, hanno subito provveduto a far rimuovere la foto di Caiafa. L’aveva messa una signora del posto e ha subito accettato di rimuoverla. Era l’ultimo sfregio in un luogo simbolo per il culto del Patrono della città, nella carne viva della storia di Napoli. Si è subito intervenuti per non far sì che ai posteri, tra altri 500 anni, si lascino testimonianze dei criminali, in luogo dei santi. Ma questo - come diceva Totò nel celebre film - bisognerebbe chiederlo al santo e «parlargli da uomo a uomo». Chissà se questo è stato fatto per spodestare San Gennaro.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino