Aspettando la metropolitana: così soffoca il Monte di Dio a Napoli

Aspettando la metropolitana: così soffoca il Monte di Dio a Napoli
Palazzo Serra di Cassano, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, la caserma Nino Bixio, il Tribunale militare: tutto a Monte di Dio è rovinato, a cominciare dagli edifici...

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Palazzo Serra di Cassano, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, la caserma Nino Bixio, il Tribunale militare: tutto a Monte di Dio è rovinato, a cominciare dagli edifici storici chiusi nelle retine di contenimento per i calcinacci crollati o in procinto di farlo. Siamo alle spalle di piazza del Plebiscito e di Palazzo Reale, tra i palazzi da cui un tempo gli aristocratici salutavano il re. Oggi, la zona di Pizzofalcone si snoda, invece, intorno al maxi-cantiere della linea 6 che occupa per intero il crocevia tra via Nicotera, via Gennaro Serra, Monte di Dio e piazza Santa Maria degli Angeli. Lavori decennali che qui hanno fatto chiudere molti negozi.

 
Monte di Dio: si raggiunge dopo aver superato il cantiere del Plebiscito, quello celebre per le grate di aerazione della Linea 6. Ma un altro cantiere, ben più ingombrante, aspetta in cima alla salita di via Serra. L'Istituto Baracca Vittorio Emanuele II è incastrato nell'area di lavoro dal 2007 (anno di allestimento dello scavo), e per arrivarci bisogna passare attraverso una lunga serie di saracinesche abbassate, segni di attività commerciali soffocate dalle difficoltà del traffico e da anni di trivellazioni. In una delle attività ancora aperte in via Serra, quella del bar Fratelli De Rosa (più volte in Tribunale contro i cantieri), c'è Antonella Savelli, 55 anni. Prima gestiva il negozio di ferramenta adiacente. Oggi, dopo il fallimento, fa la barista: «Stiamo sempre nello stesso modo, qui le cose non cambiano sospira Sembra che gli operai stiano lavorando, ma non ci informano sui tempi. Dovevano finire nel 2013: tiriamo a campare». Secondo Hitachi (ex Ansaldo) i cantieri saranno completati nella prima metà del 2020.

Qui, all'altezza dell'ascensore del ponte di Chiaia, si incontra un gruppo di turisti bresciani. Hanno gli occhi smarriti. «È bello ma ci siamo persi dice uno di loro L'ascensore era chiuso e le indicazioni per arrivare in piazza del Plebiscito non sono molto chiare». Già, l'ascensore: il muro interno è a pezzi e «si guasta in media due volte alla settimana», informa Dora Baldini, titolare dello storico ristorante Amici miei. In piazza Santa Maria degli Angeli si incontra invece la prima rete di contenimento sul cornicione dell'omonima chiesa. E, subito, di fianco, un'altra rete contiene il frontone malmesso del Tribunale militare. Qui, a tre metri, c'è la targa dedicata ai caduti di San Ferdinando durante la Grande Guerra. Il tempo e la mancanza di manutenzione l'hanno ingiallita fino a rendere illeggibili i nomi.

I sanpietrini saltati si trovano dappertutto: accatastati agli angoli dei marciapiedi, vicino a un mobile abbandonato, assiepati intorno ai cassonetti a completamento di una discarica. Insomma, li si trova ovunque tranne che sulla strada. «In zona non funziona niente perché c'è il cantiere continua Baldini Da qui si vengono fuori una serie di problemi: c'è sempre traffico, all'improvviso chiudono le strade e la gente fa fatica ad arrivare. Sono 10 anni che facciamo i conti con questi problemi. Rumori, polveri, viabilità. Vivere così non è sano. Gli affitti dei negozi sono altissimi, ma senza ragione». Tutta la zona brulica di b&b vista la bellezza dei palazzi, eppure «l'ascensore comunale si rompe spesso prosegue Baldini La raccolta differenziata è ferma da quattro giorni e ci causa molti problemi. Sull'avanzamento dei lavori nel cantiere non ci aggiornano. Sono anni che dicono che finiranno l'anno prossimo. A questo punto io non ci credo che completeranno nel 2020».


In ultimo, si trovano le altre due reti di contenimento: la prima lungo tutto il cornicione, crollato in più punti, di Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto Studi Filosofici. La seconda la si trova sulla cima di Monte di Dio, a pochi metri da un rigoglioso giardino di erbacce, e protegge il frontone della Nino Bixio, caserma della Squadra mobile nella realtà e anche del commissario Lojacono nella fiction «I Bastardi di Pizzofalcone» tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni. Gran parte dell'intonaco rosso si è staccato dalle pareti esterne dell'edificio. Altri segni di una zona in cui bellezza e abbandono si tengono la mano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino