Ucraina ferita a Napoli nel rione Sanità, otto anni al “pistolero”: «Scusate, ero fatto di coca»

Ucraina ferita a Napoli nel rione Sanità, otto anni al “pistolero”: «Scusate, ero fatto di coca»
Otto anni di reclusione e diecimila euro di risarcimento come anticipo per tutti i danni causati alla sua vittima. È la condanna per tentato omicidio inflitta ieri mattina,...

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Otto anni di reclusione e diecimila euro di risarcimento come anticipo per tutti i danni causati alla sua vittima. È la condanna per tentato omicidio inflitta ieri mattina, con rito abbreviato, a Mario Tufano, il 37enne che lo scorso 5 novembre ha ferito l’ucraina Liudmyla Skliar sparando all’impazzata in un negozio di alimentari alla Sanità inseguendo un uomo di nazionalità russa che aveva impedito al figlio minorenne di Tufano di fuggire dopo aver investito una donna sfrecciando con uno scooter. Tufano sparò diversi proiettili ferendo di striscio il russo Nikolay e il gestore del market, ma causò alla donna - che era nel market solo per comprare dei cioccolatini a suo figlio - lo spappolamento della tibia e la frattura del calcagno costringendola prima alla sedia a rotelle e, ora, a camminare con l’aiuto delle stampelle. 

«Signor giudice - è intervenuto ieri Tufano in apertura del processo nell’aula 217 del tribunale di Napoli rivolgendosi al presidente Giuseppe Sepe - volevo chiedere scusa alla signora, non volevo. Purtroppo quella sera avevo tirato cocaina e quando ho visto quell’uomo affrontare mio figlio non ci ho visto più. Io ho anche offerto dei soldi alla signora per risarcirla ma non ha accettato». Tufano ha ammesso quanto anticipato alcune settimane fa dal Mattino: l’offerta di soldi in cambio, forse, di una testimonianza meno sfavorevole. Tentativo riuscito con il negoziante che ha accettato da Tufano un risarcimento di appena 300 euro. L’uomo lavora proprio nel quartiere e, forse, per quieto vivere, ha accettato di buon grado quella cifra. Scomparso completamente dai radar Nikolay, il quale si fece medicare all’ospedale Pellegrini quella sera e poi non si è più visto. Chi invece ha tenuto duro con coraggio è stata Liudmyla, difesa ieri dall’avvocato Stefano Paparelli e con il sostegno - come parte civile - della Fondazione Polis, l’associazione regionale che si prodiga in favore delle vittime innocenti di camorra. Soprattutto, accanto a Liudmyla, in questi mesi ci sono sempre stati il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli e l’amica della signora ucraina, Patrizia D’Angelo. 

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Borrelli ha lanciato da subito una raccolta fondi insieme al conduttore radiofonico, Gianni Simioli, per sostenere le spese materiali della famiglia della donna e le costose cure. Troppo chiaro il quadro indiziario contro Tufano che l’uomo ha preferito optare per il rito abbreviato. Tufano in questi mesi è stato recluso nel carcere di Poggioreale dove ha avviato un percorso di riabilitazione dalla dipendenza da droghe e, nel corso dell’udienza, il suo avvocato ha proposto - richiesta pendente - di fargli scontare la pena in una comunità di Parma. Non è soddisfatto di questo Borrelli: «La sentenza - ha detto - lascia l’amaro in bocca. È triste dover constatare ogni giorno sempre di più quanto poco possa valere la vita di un innocente sul nostro territorio. Probabilmente al termine di tutti i gradi di giudizio il carnefice avrà una pena maggiormente ridotta e se passerà la richiesta di mandarlo in un centro di recupero tossicodipendenti farà pochi giorni di carcere. In questo modo nella testa del figlio sarà passata l’idea che con la violenza e la sopraffazione si può ottenere tutto». 

 

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Il Mattino