Lo hanno già ribattezzato l'emendamento «ad De Lucam». È la norma, proposta da un gruppo di deputati del Pd (prima firmataria la segretaria regionale...
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La condizione fondamentale è che i governatori non siano stati responsabili dell'indebitamento. Una norma che vale in teoria per tutti i presidenti delle giunte nelle Regioni commissariate ma che di fatto è cucito addosso a De Luca e al governatore della Calabria Mario Oliverio, entrambi eletti di recente. In commissione Bilancio è tuttavia scattato lo stop: la norma è stata infatti accantonata, «congelata», messa momentaneamente nel cassetto. Cosa significa? Che potrebbe restare lì e non vedere mai la luce, oppure che il testo potrà essere riformulato e fatto proprio dal governo: in questo caso la strada verso l'approvazione sarebbe decisamente in discesa. Ma la partita, viste le polemiche che hanno travolto il presidente della Regione dopo la frase choc su Rosy Bindi («infame, da ucciderla»), è tutta aperta. Anche perché si gioca in un momento cruciale, a pochi giorni dal referendum che sarà comunque uno spartiacque. E allora dal piano tecnico - l'opportunità o meno di eliminare la netta separazione dei poteri tra Regione e struttura commissariale restituendo il doppio ruolo al presidente della giunta - si è passati rapidamente a quello politico, con i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno lanciato bordate contro l'asse Renzi-De Luca. A sollevare la questione, dopo che si era deciso di accantonare l'emendamento, è stata la grillina Laura Castelli, la quale ha parlato di «norma ad personam che ha l'obiettivo di dare una mano a De Luca consentendogli di fare il bello e cattivo tempo a suo piacere sulla sanità»: «Queste schifezze e questi abomini rispondono a logiche clientelari in cui a voi piace sguazzare», ha tuonato rivolgendosi ai democrat nel bel mezzo della riunione della commissione.
D'accordo la capogruppo a Montecitorio Giulia Grillo: «Questo emendamento va contro quello che ha sempre detto il Pd e trasforma la manovra in un marchettificio immorale. Grazie alla nostra denuncia per ora l'emendamento-vergogna è stato accantonato. Lavoreremo per impedire che si consumi anche questo obbrobrio». Ma a rendere incerto l'esito dell'operazione non sono tanto le invettive dei Cinque Stelle quanto soprattutto le divergenze esistenti nelle fila del Pd e del governo Renzi. Nettamente contraria è in particolare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, non foss'altro perché la norma che prevede appunto la separazione delle competenze tra Regione e struttura commissariale porta la sua firma.
Quanto ai democrat, ad opporsi alla rimodulazione dell'attuale meccanismo è soprattutto Federico Gelli, deputato e responsabile sanità del partito nonché conterraneo dell'attuale commissario della Campania Polimeni, che nei giorni scorsi è stato protagonista di un piccolo giallo partenopeo: avrebbe dovuto partecipare a un convegno al Cto, poi misteriosamente annullato. «Com'è possibile che sia saltato un dibattito organizzato due settimane prima? Forse - chiede maliziosamente il coordinatore provinciale dell'Anaao Assomed Franco Verde - la presenza di Gelli, amico e conterraneo di Polimeni, non era gradita a De Luca?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino