«In quanti vengono? Almeno trenta-quaranta persone al giorno perché sono convinti che la misura sia già partita», spiega, sconsolata, Rita Froncillo,...
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«Me l'hann rà, siamo disoccupati», spiega Cristina Esposito, 28enne del quartiere e disoccupata come il marito, un ex muratore. «Se non lo danno a noi allora a chi dovrebbero darlo?», domanda lei. Per farne cosa? «Il fitto anzitutto e vivere in attesa che la situazione si sistemi». La signora ha un bancomat (ma tutti lo hanno o comunque posseggono una carta delle Poste) ma ignora che il reddito non possa essere usato per tutte le spese a proprio piacimento. «Tipo?». Puoi pagarci bollette, medicine o il fitto di casa ma niente ristorante, vestiti o beni voluttuari a quanto sembra dalle prime anticipazioni della misura che entrerà in vigore la prossima primavera. «Ah, non a gennaio?», intervengono quasi in coro due signore sulla quarantina che preferiscono l'anonimato. E sono arrivate al Caf proprio per chiedere lumi sulla misura agli ormai esausti impiegati. Tutti convinti che la misura sia già entrata in vigore e indispettiti quando la realtà è ben diversa. «Ma in tv ho visto Di Maio che diceva che era tutto pronto», aggiunge. «Io l'ho votato», dice l'altra. Che poi non è una novità perché a votare i grillini qui sono la maggior parte delle persone che chiedono lumi.
«Io ho sempre votato Berlusconi, stavolta Di Maio», dice la signora Emilia Raiano vedova che percepisce la pensione minima. «Hanno detto che da gennaio - aggiunge - che aumenteranno le pensioni. Io ho due figlie e sennò come vado avanti? Per questo l'abbiamo votato», dice sicura che reddito di cittadinanza e aumento delle pensioni arriveranno. Per la seconda «già da gennaio, l'ha detto Di Maio l'altra sera in tv...». Eh già...
Delle tre Vele da buttare giù solo due sono state sgomberate mesi fa. Ma quelle sgomberate, benché cadenti, malmesse e ufficialmente abbandonate, sono state di nuovo occupate da un esercito di disperati che non sa dove andare. Hai voglia di cementare ingressi e finestre perché ci si vive di nuovo e i pani stesi a molti balconi ne sono la prova lampante. Giusto per dare l'idea di come sia la situazione in questo quartiere a Nord di Napoli. «Più che con il sostentamento io sono dell'idea che servirebbe aiutare a trovare il lavoro stabile», dice don Alessandro Gargiulo, da 12 anni parroco della Maria Santissima del Buon rimedio. Che poi, con rispetto parlando, è lui spesso a dover trovare rimedio per molte famiglie. «Soldi per mandare i figli a scuola, per le medicine, per le bollette: sono questi gli aiuti che chiedono molte famiglie», spiega il sacerdote che non è molto favorevole a misure di sussidio statali «ma solo se creano lavoro. E lavoro stabile», aggiunge.
Anche perché la situazione nel quartiere è peggiorata negli ultimi anni. E molto. Tra la crisi dell'edilizia del 2007 che ha spazzato via dal mercato del lavoro molti muratori e carpentieri e che oggi a 50 anni e passa non trovano un impiego. E poi è calato bruscamente quello che era il più imponente mercato della droga d'Europa. Niente più grassi stipendi e vita bella per guaglioni, affiliati e boss vari. E niente sistema previdenziale alternativo per le famiglie dei carcerati. Niente. «E quando molti di loro escono da galera - conclude il sacerdote - non hanno nessuna prospettiva. Niente. Hanno bruciato una vita. E qui a Scampia si sono bruciate due generazioni...». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino