Napoli. Gli sparano al volto, ucciso giovane di 24 anni

Napoli. Gli sparano al volto, ucciso giovane di 24 anni
Era vicino a una pizzetteria, stava parlando al cellulare con un amico, poi la comunicazione si è interrotta bruscamente. L'altro ragazzo si è precipitato verso...

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Era vicino a una pizzetteria, stava parlando al cellulare con un amico, poi la comunicazione si è interrotta bruscamente. L'altro ragazzo si è precipitato verso il locale e lo ha trovato nell'automobile, il viso ridotto a una maschera di sangue. Giuseppe Calise, ventiquattrenne napoletano, precedenti penali per stupefacenti, è deceduto poco dopo il suo arrivo all'ospedale San Giovanni Bosco, dove è stato trasportato in condizioni critiche: il referto dei sanitari parla di uno, forse più colpi di pistola in pieno volto.

 


Teatro dell'agguato, su cui cercheranno di fare chiarezza gli agenti della Polizia di Stato, il rione Don Guanella, nel quartiere napoletano di Miano. È proprio nel feudo dei Lo Russo che Calise si trovava ieri sera, poco prima delle venti, in automobile. «Prendo le pizzette e torno», avrebbe detto al telefono all'amico, secondo quanto quest'ultimo successivamente dichiarerà alle forze dell'ordine. I due giovani stavano ancora chiacchierando, Calise non sapeva che qualcuno lo aveva probabilmente seguito e stava per approfittare di quella sosta. Il suo amico ha vissuto in diretta l'omicidio: quando il ventiquattrenne ha smesso di rispondere ha provato a richiamare, ma senza riuscire a mettersi in contatto con lui. Così ha deciso di raggiungerlo davanti alla pizzetteria. Ha trovato l'automobile e si è avvicinato. Nell'abitacolo, Calise era già privo di sensi. Il capo piegato da un lato, il cellulare caduto sul sedile. E sangue, ovunque. Qualcuno si era avvicinato alla vettura e, da breve distanza, aveva aperto il fuoco. Almeno una pallottola, diretta alla testa. Il ventiquattrenne non aveva nemmeno avuto il tempo di provare a difendersi, a scappare. Una esecuzione, di quelle che portano, chiaro e inequivocabile, il marchio della camorra. L'altro ragazzo a quel punto ha tentato di salvare in extremis il ferito, sebbene le sue condizioni fossero palesemente disperate. Ha spalancato la portiera, si è fatto spazio al posto di guida e si è diretto al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco. Una corsa disperata che però non è servita: Calise è morto poco dopo, i medici non hanno potuto fare nulla per salvarlo. Sul posto sono intervenuti gli agenti dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli, guidati dal dirigente Michele Spina, e quelli del commissariato di Scampia, titolari delle indagini, agli ordini del dirigente Cristiano Tatarelli.


L'automobile della vittima è stata sequestrata in vista delle analisi della sezione Scientifica, coordinati dal dirigente Fabiola Mancone. I primi rilievi hanno confermato, almeno in parte, la versione fornita dall'altro giovane, la cui ricostruzione resta comunque al vaglio degli investigatori. In serata, quando la notizia si è diffusa, una cinquantina di persone, tra parenti e conoscenti, ha raggiunto l'ospedale e sono stati registrati momenti di tensione nella struttura, rendendo necessario l'invio sul posto di alcune pattuglie. Giuseppe Calise non risultava organico a nessun clan della zona. Tra le piste seguite dai poliziotti, l'ipotesi che l'omicidio sia maturato negli ambienti dei contrasti legati al traffico degli stupefacenti. L'area, infatti, è quella sotto la diretta influenza del clan Lo Russo, che negli ultimi tempi sta cercando di riprendere il controllo del narcotraffico in ampie zone del territorio cittadino, tra Miano e le aree limitrofe; il 22 gennaio scorso in via Janfolla, nel vano ascensore di uno stabile, i carabinieri trovarono cinque fucili, giubbotti antiproiettile, caschi integrali e passamontagna: per i militari si trattava di un arsenale verosimilmente a disposizione dei gruppi di fuoco dei capitoni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino