La fontana «Itaca» del maestro Ernesto Tatafiore presto tornerà al suo posto. I tempi si stabiliranno lunedì prossimo ma c'è ottimismo sebbene...
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Il sopralluogo, anticipato di un giorno, ha visto per la prima volta Ernesto Tatafiore faccia a faccia con il dirigente Fabio Pascapè del servizio Patrimonio artistico e beni culturali del Comune, ossia colui che con un blitz estivo decise di rimuovere la fontana da via Scarlatti senza che l'artista fosse avvisato. I motivi, a tutt'oggi non accettati e anzi respinti da Tatafiore e dal suo legale sarebbero quelli di un'ostruzione della viabilità e la presenza di spigoli vivi pericolosi. «La fontana è qui dal dicembre del 1999: mai nessuno si è fatto male e mai nessun mezzo di soccorso è rimasto bloccato» sentenzia con il sorriso Tatafiore. Oltre all'artista, al dirigente Pascapè, e alcuni tecnici di Abc Napoli e Citelum, vari rappresentanti della Municipalità 5 (Vomero-Arenella) che più volte hanno esternato pubblicamente di non gradire l'estetica dell'opera, così come alcuni schierati a difesa. Sebbene l'amministrazione comunale abbia chiarito e precisato che la fontana tornerà in via Scarlatti dopo il restauro, il braccio di ferro tra chi la rivuole e chi no, però continua.
Mentre i tecnici controllano i sottoservizi, un cittadino corre da loro per urlare «non lo rivoglio sotto casa quell'obbrobrio» a pochi metri dal maestro Tatafiore, che non perde la calma. «Mi sta bene così. L'arte non è la pizza o il mandolino, è giusto che crei discussione» spiega. «Prendendo a prestito delle parole di Neruda, rimaneggiandole, aggiungo: sono venuto qui per farvi pensare». I consiglieri di Municipalità che tanto hanno osteggiato il ritorno dell'opera restano in silenzio. A difendere l'opera ci sono invece l'ex assessore Rino Nasti contento che «la fontana restaurata, simbolo delle pedonalizzazioni al Vomero, torni qui, perché rappresenta il riconoscimento del territorio a un artista di fama mondiale», così come Mario Coppeto «soddisfatto che sia stato riattivato l'iter per riportare Itaca dove è sempre stata» e auspica «aree pedonali, piazze e parchi della città invasi di arte contemporanea». Elena Coccia va anche oltre, ribadendo la necessità «di adottare opere d'arte, chiese abbandonate e spazi da parte delle scuole e cittadini che vogliono difendere e tutelare il territorio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino