La testa nella ghigliottina è quella simbolica di genitori, operatori socio- sanitari e soprattutto disabili. A tagliare il capo alle politiche di welfare a sostegno delle...
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La mobilitazione, promossa dal gruppo Gesco, dall’associazione Tutti a Scuola, da Federconsumatori Campania e Legacoopsociali, ha raccolto in piazza utenti, operatori e soprattutto tanti genitori, in piazza per rivendicare cure adeguate e assistenza di qualità per i propri figli. Al Plebiscito c'era anche Erminia, madre di Alessandra, donna di 40 anni che soffre di disturbi psichici. Grazie al lavoro dell’associazione L’Aquilone Alessandra ha scoperto la sua vena artistica ed è riuscita ad esporre alcune delle sue opere al museo Pan di Napoli. Con i tagli al welfare realtà come quelle in cui è stata accolta potrebbero lentamente scomparire. Una ricerca, quella del luogo giusto a cui affidare i propri figli, che spesso costringe intere famiglie a correre su e giù per l’Italia.
«Questi sono risultati che si riescono a ottenere con questi ragazzi quando si lavora bene – ha spiegato la madre - quando si inseriscono in ambienti adatti e idonei, quando hanno la possibilità di sentirsi utili alla società e sentirsi inclusi. Il governo invece prospetta una loro emarginazione. Senza questo tipo di assistenza questi ragazzi che cosa faranno della loro vita? In un paese civile questo dovrebbe essere proprio un biglietto da visita, invece torniamo sempre più indietro e cadiamo nell'assurdo».
Da Napoli l’appello al governo è «di fermarsi e ritornare a pensare che misure di contrasto alla povertà non si realizzano attraverso un impoverimento ulteriore del sistema di offerta di servizi- ha sottolineato Sergio D’Angelo, presidente del gruppo di imprese sociali Gesco - che diventa puro assistenzialismo. Il Mezzogiorno non ha bisogno di mance». Il messaggio di D'Angelo è rivolto anche a regioni e comuni, perché «contrastino gli orientamenti nazionali, obbligandosi a considerare il valore degli investimenti che si fanno in questo settore. E non assecondando la furia giacobina di tagli lineari che produrranno un danno economico, oltre che sociale, al territorio».
La manifestazione ha incrociato la vertenza degli operatori socio – sanitari, in stato di agitazione per il rischio concreto che a gennaio 2019 molti di loro restino senza lavoro a causa del riassetto della gestione dei servizi dell’Asl Napoli 1, infatti, l'anno nuovo dovrebbe portare consé un taglio di un terzo delle prestazioni, e l’impiego di meno di 100 operatori a fronte degli attuali 620, lasciando dunque in strada circa 400 persone.
«Alcuni di noi vivono questa paura da più di 25 anni – ha evidenziato Renato, operatore in un centro diurno per problemi psichici – non è mai stato un lavoro sicuro sotto l'aspetto della stabilità. Siamo sempre dovuti sottostare a giochi politici. La nostra battaglia va di pari passo con quella degli utenti. Bisogna programma e non lasciare alle scadenze di gare e proroghe il destono di un settore e dei suoi lavoratori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino