È stata costretta a ritirare la figlia dalla scuola, a chiedere il nulla osta e ad iscriverla in un altro istituto e oggi si dice pronta ad accusare il capo del branco di...
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Ma torniamo alle indagini sull’aggressione all’interno del parco dei Colli Aminei. Sei denunciati (per cinque l’accusa di violenza e minacce, per un altro quella cyberbullismo per aver diffuso quelle scene sui social), spuntano storie poco edificanti a carico del gruppetto di teppisti. Al Mattino il racconto di una madre che sottolinea il fallimento della scuola di fronte a quel bullo: «Io sono stata costretta a iscrivere mia figlia in un’altra scuola, mentre non mi risulta che dirigente e insegnanti abbiano preso alcuna iniziativa. Mi chiedo: come si sentono ora che hanno riconosciuto il loro alunno in quel video? Una domanda sul loro lavoro se la sono fatta?». Spiega l’avvocato Angelo Pisani, che assiste la famiglia del 13enne picchiato, assieme ai colleghi Antonella Esposito e Sergio Pisani: «I genitori dei picchiatori saranno citati in Tribunale, per rispondere del risarcimento danni calcolato in un milione di euro a favore delle vittime. Va in ogni caso accertata e valutata anche una responsabilità sociale di questo gravissimo episodio, non il primo ad opera degli stessi teppisti, chiediamo che il Tribunale per i minorenni indaghi anche su curriculum e vita scolastica degli aggressori, valutando tutti i precedenti che stanno venendo fuori da parte di altre vittime. È necessario approfondire l’andamento scolastico di questi e eventuali dispersioni scolastiche se denunciate dalle scuole e monitorate dai servizi sociali di competenza». Intanto, però, qualcosa si muove tra gli indagati. C’è una richiesta di perdono.
Si chiama A. C. ed è quello che impugna il casco nel corso della rissa, ha da poco compiuto 14 anni. Chiede scusa al coetaneo e lo fa attraverso una lettera, nella quale ammette di «aver agito da vigliacchi», ma sostiene anche di «essersi sentito male subito dopo nel ripensare a quelle scene di violenza». E anche i genitori di A. C. scrivono una lettera ai genitori del 13ennne picchiato: «Siamo mortificati, nostro figlio avrà la punizione che merita, sotto tutti i punti di vista, speriamo di abbracciarvi presto, stiamo vivendo un incubo». E sul punto interviene l’avvocato Enrico Von Arx, che assiste A.C.: «Siamo vicini alla famiglia del piccolo vittima del pestaggio, che ha espresso il suo malessere per quanto avvenuto. Nel contempo, trovo tristi e intollerabili le aggressioni via social che stanno subendo il mio assistito e i loro genitori, con offese e minacce di morte: è bullismo da tastiera grave e intollerabile per una società civile». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino