Napoli vista dal New York Times attraverso il film di Sorrentino

Napoli vista dal New York Times attraverso il film di Sorrentino
Mescola luci e ombre, miserie e nobiltà, come nel film di Paolo Sorrentino. «Napoli è una città di contraddizioni, di palazzi barocchi decorati accanto...

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Mescola luci e ombre, miserie e nobiltà, come nel film di Paolo Sorrentino. «Napoli è una città di contraddizioni, di palazzi barocchi decorati accanto ad abitazioni diroccate, di traffico inesorabile e indisciplinato, e ha un tasso di disoccupazione ufficiale del 21,5 per cento, il doppio della media nazionale. Ma è anche una città di cultura, sia colta sia popolare, ed è terra natia di canzoni come "'O sole mio" e "Santa Lucia"». Così la descrive il New York Times, utilizzando un codice più complesso rispetto ai giudizi netti de "Le Figaro" e motivo di polemiche proprio nei giorni della presentazione della proiezione candidata agli Oscar.

"È stata la mano de Dios" è al centro dell'articolo a firma di Elisabetta Povoledo, e la storia autobiografica di formazione diventa il pretesto per parlare della stessa città e delle sue trasformazioni, dei set a cielo aperto diventati abituali, della vivacità creativa sostenuta con Sorrentino da registi come Antonio Capuano, Mario Martone, Stefano Incerti, Pappi Corsicato. E da produzioni come "Un posto al sole" e "La squadra", oltre la visione di Gomorra di Matteo Garrone e della serie tv. Così «Napoli è a sua volta fantastica e decadente, solare e imprevedibile, comodamente familiare e alla fine terra di confine».

 

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Il Mattino