Napoli: bimba ferita in piazza Nazionale, qualcuno aiuta il killer in fuga

Napoli: bimba ferita in piazza Nazionale, qualcuno aiuta il killer in fuga
C’è un tragitto, quello della fuga, che potrebbe essere decisivo. È la strada di ritorno, il rientro, la parte più delicata di un agguato, quando ormai...

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C’è un tragitto, quello della fuga, che potrebbe essere decisivo. È la strada di ritorno, il rientro, la parte più delicata di un agguato, quando ormai l’effetto sorpresa è svanito, l’aria è intossicata da polvere da sparo e le facce della gente attorno contratte dalla paura. È la strada del rientro, della fuga, il percorso usato dal killer per tagliare la corda e sparire nel nulla. Ma non si sparisce mai nel nulla se hai inforcato una moto rubata, se sei in sella a un mezzo «sporco», perché oggetto di refurtiva, «bruciato» da strani passaggi negli ultimi giorni.

 
Inizia da qui, dalla strana storia della Benelli l’inchiesta sull’agguato a Salvatore Nurcaro, sul far west di piazza Nazionale, sul ferimento della piccola Noemi. Inchiesta condotta dal pool anticamorra del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, al lavoro un pool composto da tre pm della Dda: Gloria Sanseverino, che ha firmato l’apertura del fascicolo venerdì pomeriggio; ma anche Antonella Fratello e Simona Rossi, a loro volta titolari delle indagini sui clan di Napoli Est (dunque anche sui Rinaldi e i Mazzarella), che ieri mattina si sono viste convalidati dal gip i fermi di sabato mattina, quelli a carico dei presunti responsabili dell’omicidio Mignano (accanto al piccolo con lo zainetto di spiderman).

Ma torniamo alla storia di piazza Nazionale. Ci sono due livelli di verifiche, di accertamenti. Camorra, pista obbligata: la vicinanza del target numero uno alle famiglie dei Reale e Rinaldi di San Giovanni e il luogo in cui è stato consumato il delitto (piazza Nazionale, zona dei Contini, alleati ai Rinaldi) costringe a pensare per schemi. Il killer, quello grosso con il casco nero, è uomo dei Mazzarella? Valutiamo i particolari. Come la strada del rientro a casa, della fuga nel covo, della sparizione del fantasma scuro che ha esploso sei colpi in uno dei punti più trafficati della città. Dove si è nascosto? Dove è andato a rifugiarsi? Si può sparire all’improvviso senza lasciare tracce? Stando a quanto è possibile intuire, proprio da questo punto le indagini potrebbero riservare delle sorprese.

Ma c’è anche un altro filone, un’altra pista, che non può essere scartata tout court e che riguarda una vicenda più strettamente personale. Venerdì pomeriggio, alle 16.40, è andato in scena un brutale (e goffo) regolamento di conti? Un fatto privato sfociato in una (folle) esecuzione in mezzo alla strada? Una pista che viene tenuta in vita da alcune considerazioni: il killer ha agito da solo; era in sella a una Benelli (mezzo anomalo per una missione di morte), per altro risultato rubato e sporcato pochi giorni prima del delitto. Anomalie che dicono tutto e niente, come riflettono gli inquirenti in questi giorni.


Ieri mattina summit delle forze dell’ordine, dei reparti investigativi impegnati sulla sparatoria di piazza Nazionale, ai piani alti della Procura di Gianni Melillo. Si scava sul tessuto relazionale di Nurcaro, sul suo passato recente, sui suoi contatti attuali. Un cellulare, quello che impugnava al momento della sparatoria, al centro del fascicolo. Aveva un appuntamento quel giorno? Agli atti anche la denuncia inoltrata ai finanzieri di Nola per una bancarotta di un milione e mezzo di euro che veniva addebitata da qualcuno a Nurcaro. Soldi e sangue, due «esse» che spesso vanno a braccetto, anche nei fatti di camorra, specie se qualcuno aiuta il killer in fuga.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino