Inaccessibile e invaso da escrementi: la triste sorte del carcere di San Gennaro a Pozzuoli

Pozzuoli, il carcere di san Gennaro in degrado
«Quivi evvi la Capella di San Gennaro, che occupa due delle dianzidette camere con l’ingresso nella parte interna. In questa vi si entra con somma venerazione e...

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«Quivi evvi la Capella di San Gennaro, che occupa due delle dianzidette camere con l’ingresso nella parte interna. In questa vi si entra con somma venerazione e devozione per la tradizione che si ha, di esservi stato rinchiuso questo santo Martire e Compagni; per cui a questo anfiteatro si è dato anche il nome di carcere di San Gennaro». 


Così descriveva nel 1826 lo storico Lorenzo Palatino in Storia di Pozzuoli e dintorni, un luogo poi diventato di culto dove la tradizione popolare vuole siano stati imprigionati i martiri cristiani Gennaro, Procolo e Sossio in attesa del martirio, nei fatti  una cappella votiva ricavata nell’ambulacro dell’anfiteatro Flavio di Pozzuoli. Meta fino a trent’anni fa di devozione e pellegrinaggio, il luogo di culto oggi è invaso dagli escrementi dei volatili, inaccessibile e in abbandono per problemi legati alla staticità degli ambienti.

A maggio il Coordinamento delle Associazioni flegree-giuglianesi (Co.As.) impegnato a difesa dell’ambiente e sulla valorizzazione del patrimonio storico-artistico-culturale, ha lanciato un appello al ministro Franceschini ed ai diversi livelli istituzionali, «perché finalmente vengano utilizzati i fondi stanziati per la valorizzazione del nostro inestimabile patrimonio storico-artistico-culturale, che potrà determinare condizioni di sviluppo e di occupazione».
 

Il cosiddetto carcere di san Gennaro, è una cella di pochi metri quadri ricavata in uno degli ambienti di sostruzione della cavea dell’anfiteatro neroniano flavio. Realizzata nel 1689 per volere del vescovo di Pozzuoli Domenico Maria Marchese a  ricordo,  ma senza alcun fondamento storico che suffragasse, della prigionia di san Gennaro e dei suoi compagni prima di essere esposti alle belve nell’arena.  Nel 1715 alla Cappella preesistente, diventata ormai insufficiente a contenere un numero sempre crescente di devoti, specialmente durante le feste liturgiche del primo sabato di Maggio e del 19 Settembre, fu aggiunta un’altra utilizzando un ambiente contiguo dove fu eretto un altare in pietra, su questo fu posta una tela raffigurante la decapitazione di San Gennaro e dei compagni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino