Omicidio a Fuorigrotta, il mediatore del clan ucciso dal killer centauro: ha sparato in sella al suo scooter

Omicidio a Fuorigrotta, il mediatore del clan ucciso dal killer centauro: ha sparato in sella al suo scooter
Un colpo sull'acceleratore e un colpo di pistola. Poi: una sterzata al volante, giusto per mantenere l'equilibrio, e ancora un colpo di pistola, contro un uomo anziano che...

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Un colpo sull'acceleratore e un colpo di pistola. Poi: una sterzata al volante, giusto per mantenere l'equilibrio, e ancora un colpo di pistola, contro un uomo anziano che si accascia a terra, usa tutte le sue forze per trovare una via di fuga. Ma non c'è scampo per Antonio Volpe, 77 anni, colpito a morte lo scorso 15 marzo in via Leopardi, Fuorigrotta. Ha alle sue spalle un avvoltoio, uno dal sangue freddo, che spara e ammazza, rimanendo comodamente seduto in sella allo scooter, con la mano sinistra al volante e la destra che impugna la pistola. Brutta scena quella immortalata da alcune telecamere del posto, a proposito di quanto avvenuto alcuni giorni fa nel quartiere occidentale di Napoli. A due passi dalla Cumana, nei pressi di una tabaccheria, è inconfondibile la sagoma di Antonio Volpe. È il cognato di Antonio Bianco, a sua volta vicino ai Baratto, famiglie note alla Dda di Napoli da almeno trent'anni. Viene ritenuto il paciere della zona, una sorta di ago della bilancia degli equilibri criminali in un quartiere ad alta densità commerciale, un soggetto capace di assicurare un clima di tregua tra vecchi e nuovi boss alla conquista dei proventi illeciti della zona. Inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, al lavoro i carabinieri del comando provinciale del comandante Canio Giuseppe La Gala, le indagini prendono le mosse da un dato su tutti: il periodo in cui è stato consumato e il punto in cui si è consumato l'agguato. Siamo in piena zona rossa, terza ondata, un anno di stop che ha falcidiato il commercio locale. 

C'è chi non ce la fa più. C'è chi ha dato fondo a tutta le proprie risorse, ma la luce in fondo al tunnel è ancora troppo flebile, se non addirittura un miraggio. È il momento in cui bisogna rivedere gli accordi, far saltare la tregua di questi anni, imporre - secondo la logica sanguinaria dei clan locali - il proprio peso militare. È il momento per far saltare la tregua, per aggredire quel che resta del commercio locale, con il sistema più antico e doloroso possibile: prestare soldi a usura, strozzare gli esercizi che affannano dopo un anno di pandemia, magari imponendo logiche differenti rispetto al passato. Quali? Invece di pretendere tassi capestro, dopo aver rifinanziato negozi e piccole imprese, imporsi negli asset societari degli esercizi presi di mira. Immettere capitale sporco in un circuito apparentemente virtuoso, strozzare e ripulire al tempo stesso. Un omicidio strategico, dunque, figlio di una pianificazione non solo militare, con l'obiettivo di costruire il controllo economico di uno dei polmoni del commercio al minuto. Proviamo a ragionare. Siamo a Fuorigrotta, via Leopardi: zona di negozi di alimentari, centri commerciali, bancarelle, ma anche di investimenti immobiliari. Un crocevia che fa gola ora più che mai, anche in vista dell'auspicato bazooka economico con la ripresa post covid. Ma torniamo al delitto. Inchiesta sui clan locali, ipotesi assalto delle nuove leve sul feudo di Baratto. Rappresentato dai penalisti Bruno Carafa e Salvatore Landolfi, fa sentire la sua voce Alfonso Sorrentino, ritenuto esponente della mala locale: «Non c'entro con questa storia, non c'entro con l'omicidio di un uomo di 77 anni. Sono a disposizione dei carabinieri e della Procura per dimostrare che io sono estraneo a questa storia. Conoscevo Antonio Volpe, non avevo motivi di astio nei confronti suoi e della sua famiglia». Ma torniamo al delitto di metà marzo. 

Una scena immortalata dalle telecamere di videosorveglianza, gli inquirenti hanno nelle mani il video dell'esecuzione. Una scena pulp, improponibile al pubblico, che va sfumata e raccontata a partire da un particolare: c'è un killer solitario, ma la zona era cinturata. C'è chi ha sparato e chi ha bloccato le vie di fuga. Era materialmente impossibile - anche per un uomo giovane e pronto di riflessi - guadagnare una via di fuga. Poi l'arrivo del killer in sella allo scooter: ha sparato e si è gradualmente avvicinato al corpo che barcollava. Poi se n'è andato a filo di gas. Attorno a lui, la serrata dei negozi. Napoli rosso sangue, tra equilibri criminali, soldi a strozzo e attesa dei finanziamenti del recovery fund. 

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Il Mattino