Omicidio Cerrato a Torre Annunziata, i quattro assassini a rischio ergastolo

Omicidio Cerrato a Torre Annunziata, i quattro assassini a rischio ergastolo
Uccisero Maurizio Cerrato per un banale parcheggio: la Procura chiude le indagini. Ma dalla vedova arriva un messaggio chiaro: «Io non dimentico il nome di Rosa Scaramella...

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Uccisero Maurizio Cerrato per un banale parcheggio: la Procura chiude le indagini. Ma dalla vedova arriva un messaggio chiaro: «Io non dimentico il nome di Rosa Scaramella che assieme a suo fratello Giorgio ha dato inizio a tutto questo e che ha aggredito una ragazza di 20 anni. E non dimentico neanche i nomi di Alessandro e Pierluigi Savarese che, oltre a non far nulla per difendere un innocente, hanno cancellato le prove e tentato quindi di aiutare gli assassini a farla franca». Tania, vedova Cerrato, ha commentato così sui social la notifica degli atti, che sono il preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. 

Un messaggio duro contro la donna che aveva dato il via alla lite, aggredendo la figlia Maria Adriana, e poi i due titolari del parcheggio abusivo di via IV Novembre a Torre Annunziata dove è stato ucciso suo marito, i quali avevano cancellato i video del sistema di videosorveglianza interno che avevano ripreso l'intera scena. Assistita dall'avvocato Giovanni Verdoliva, insieme alle due figlie Tania si costituirà parte civile al processo. Accanto a lei ci sarà anche il presidio di Libera Torre Annunziata, con il referente cittadino don Ciro Cozzolino: «In questo delitto commenta il sacerdote ci sono tutti gli elementi del degrado dei nostri territori: da una parte l'arroganza della camorra, dall'altra l'atteggiamento omertoso di chi avrebbe dovuto fornire le prove in suo possesso e che invece le cancella. Adesso ci aspettiamo una risposta decisa e rigorosa da parte delle istituzioni».

Con la chiusura delle indagini, i quattro indagati si avviano verso il processo in Corte d'Assise, un processo al termine del quale rischiano la condanna all'ergastolo per omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi. Per Antonio Cirillo (ritenuto l'autore materiale della coltellata mortale), per i fratelli Giorgio e Domenico Scaramella, e per Francesco Cirillo (unico ai domiciliari perché accusato di concorso anomalo in omicidio) ci saranno venti giorni di tempo per chiedere un nuovo interrogatorio o per presentare memorie. Poi la Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) avanzerà richiesta di rinvio a giudizio per i quattro, ora assistiti dagli avvocati Antonio Rocco Briganti, Antonio de Martino, Andrea Ciuonzo e Antonio Iorio.
La dinamica dell'omicidio, purtroppo, è tristemente chiara. Quella che sembrava una banale lite è avvenuta nel tardo pomeriggio del 19 aprile scorso e si è svolta in due momenti, come ricostruito dalle indagini dei carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata. I quattro uomini sono accusati di aver circondato e accoltellato il 61enne Maurizio Cerrato, custode degli scavi di Pompei, che era intervenuto in via IV Novembre solo per aiutare la figlia a sostituire una ruota squarciata. La giovane aveva parcheggiato su un posto auto in strada «prenotato» con una sedia che lei aveva spostato, ma era stata «punita» con un dispetto. Proprio Domenico Scaramella aveva usato un coltellaccio da cucina per squarciare la ruota, prima di allontanarsi con i Cirillo in auto. Nel frattempo, la ragazza aveva recuperato la sua vettura e chiesto l'aiuto del papà, ma era iniziata la prima discussione con tanto di insulti e aggressione da parte di Rosa e Giorgio Scaramella ai danni di Cerrato e della giovane figlia, che erano rimasti lievemente feriti. Non contento, Giorgio Scaramella chiese aiuto al fratello Domenico, che tornò con i rinforzi. 

La nuova vile aggressione, quattro contro uno, si trasformò rapidamente in tragedia: Cirillo è l'accusa estrasse lo stesso coltellaccio usato per squarciare la ruota e sferrò un fendente a Maurizio Cerrato, mentre gli altri lo trattenevano. I quattro, poi, si diedero alla fuga. Qui subentrano i fratelli Savarese, i titolari del parcheggio abusivo, che sono stati ascoltati durante l'ultimo incidente probatorio, chiesto dalla Procura lo scorso novembre, stavolta confermando i vari ruoli dei presunti assassini. Sul cellulare i Savarese avevano alcuni frame di quella tragedia, che provarono a cancellare sotto le minacce degli Scaramella e dei Cirillo. Un'azione che ha rallentato e quasi depistato le indagini, tant'è che era stato arrestato un innocente, poi scagionato dalla stessa Procura oplontina e che ha testimoniato solamente dopo la sua scarcerazione. 

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Il Mattino