Omicidio suicidio a Marigliano, il gesto estremo del papà dopo una vita con la figlia malata di Alzheimer

Omicidio suicidio a Marigliano, il gesto estremo del papà dopo una vita con la figlia malata di Alzheimer
Le ha sparato un colpo alla testa finendola sul colpo, poi ha puntato la stessa arma, una pistola beretta calibro 6,35, verso se stesso e ha fatto fuoco. Nemmeno lui ha avuto...

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Le ha sparato un colpo alla testa finendola sul colpo, poi ha puntato la stessa arma, una pistola beretta calibro 6,35, verso se stesso e ha fatto fuoco. Nemmeno lui ha avuto scampo: è morto poche ore dopo il ricovero all'ospedale del Mare, dove i medici non hanno potuto fare nulla per strapparlo a quell'epilogo che aveva deciso per sè e per sua figlia. Lui, il padre, aveva 89 anni, 56 la figlia malata da tempo. Un'esistenza vissuta dentro i muri di una casa dalle pareti rosa che si affaccia su via Vittorio Veneto, strada periferica di Marigliano. È lì che ieri mattina Giuseppe Esposito ha sparato a Elisabetta, l'amata figlia adottiva. Amore di padre che aveva continuato a riservarle anche quando era rimasto solo, dopo la morte di sua moglie scomparsa alcuni anni fa. Era ammalata di Alzheimer Elisabetta e Giuseppe, che avrebbe compiuto 90 anni a marzo, si prendeva cura di lei ogni giorno, ogni momento, a dispetto degli acciacchi e la stanchezza dell'età. Fino a ieri mattina, fino a quando, non è ancora chiaro per quale motivo, non ha deciso di farla finita.

Stanno indagando i carabinieri della stazione di Marigliano e i colleghi della compagnia di Castello di Cisterna. La ricostruzione più verosimile riconduce l'omicidio-suicidio a un raptus depressivo scatenato dalle condizioni di salute della figlia. Magari Giuseppe non ce l'ha fatta più a reggere la situazione e ha pensato a mettere fine alle sue sofferenze e a quelle della donna, oppure ha immaginato di essere arrivato alla fine dei propri giorni ed ha voluto risparmiare alla figlia già sofferente la tragedia dell'abbandono e della solitudine. Una cosa è certa: nessuno a Marigliano si aspettava questo tragico epilogo. Chi conosceva Giuseppe lo descrive come una persona perbene, socievole ma molto riservata. Un anziano attivissimo che nonostante l'età badava a se stesso, alla figlia e si occupava anche dalla casa. Non era raro vederlo pulire l'ingresso della sua abitazione dalle foglie o dalla polvere. Mai sopra le righe, sempre educato e sorridente. Del disagio che si nascondeva dietro quel viso sorridente nessuno si è mai accorto prima, nè i parenti che vivono nella casa accanto, nè l'altro figlio che abita a pochi chilometri. Ai servizi sociali del municipio di Marigliano non era mai arrivato alcun segnale di difficoltà, nè alcuna richiesta di aiuto. Unica cosa nota, ai sanitari dell'Asl, era la malattia della vittima. Per il resto nulla di nulla.

«Un fulmine a ciel sereno», per dirla con don Andrea Sepe, il parroco della chiesa di San Sebastiano a Miuli che pure conosceva entrambi i protagonisti della tragedia che ha sconvolto la comunità nel pieno di un'estate caldissima. «Bravissime persone - dice commosso don Sepe - mi spiace tantissimo. Elisabetta era una dona timida ed educata, ma da parecchio tempo non la vedevo più». «Sono senza parole - gli fa eco il sindaco di Marigliano Peppe Jossa - e mi spiace molto per l'orribile destino di due persone che vivevano l'uno per l'altra. Sono vicino ai familiari e a tutta la comunità, scossa come me da questa tristissima notizia. A volte l'eccesso di riservatezza impedisce di chiedere aiuto e magari se Giuseppe si fosse confidato con qualcuno magari la fine di questa storia sarebbe stata diversa». Tutti sbalorditi, tutti sgomenti. Così come i vicini che hanno dato l'allarme facendo accorrere i carabinieri della stazione di Marigliano dopo aver sentito gli spari provenire dall'abitazione della famiglia Esposito al civico 76 di via Vittorio Veneto. È lì che i militari dell'Arma hanno trovato la donna riversa sul pavimento, già morta, e l'anziano agonizzante che si era sparato un colpo alla testa dopo aver freddato sua figlia con la pistola regolarmente detenuta. Omicidio-suicidio. Troppo amore o troppa disperazione. 

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Il Mattino