Napoli, Tiziana Grassi dell'Ospedale delle bambole: «Basta improvvisazione serve una visione chiara»

Napoli, Tiziana Grassi dell'Ospedale delle bambole: «Basta improvvisazione serve una visione chiara»
Tiziana Grassi è erede di un'arte avviata dal bisnonno alla fine del 1800 in via San Biagio dei Librai a Palazzo Marigliano. È lei, il medico dirigente del museo...

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Tiziana Grassi è erede di un'arte avviata dal bisnonno alla fine del 1800 in via San Biagio dei Librai a Palazzo Marigliano. È lei, il medico dirigente del museo e laboratorio artigianale conosciuto da tutti come l'ospedale delle bambole. Storia, arte e artigianato di ceramica e porcellana, ma anche testimonianza di costume della società napoletana da oltre un secolo.


Tiziana, che sindaco vorrebbe fosse eletto il prossimo anno?
«Una persona che viva la città in maniera intensa, che si addentri nei problemi e nelle difficoltà sociali. Mi piacerebbe molto fosse una donna, con sensibilità e capacità che le consentano di dare il giusto rilievo all'estetica complessiva della nostra città».


L'estetica cittadina è stata trascurata?
«Basta girare la città per rendersene conto. Napoli avrebbe bisogno, in questo momento, più di un regista in grado di dirigerla verso un obiettivo di bellezza che di un sindaco tradizionale. I luoghi cittadini hanno bisogno di essere risanati».


Oltre questo obiettivo, come dovrebbe agire subito il nuovo sindaco?
«Girare molto, a piedi, in auto, sui mezzi pubblici. Capire, in concreto, cosa significa, per un napoletano qualunque, vivere in questa realtà. Girarla con occhi sensibili, apertura mentale, conoscenza. Girarla ogni giorno per più mesi, dalle periferie al centro, per rendersi conto di cosa non funziona».


Chiede più concretezza al nuovo sindaco?
«Sì, ma con uno sguardo colto e sensibile. Una persona pratica che però abbia anche le doti necessarie di conoscenza. Le due cose non sono in contrasto. Per far funzionare i servizi, per occuparsi di traffico e parcheggi non si può prescindere da una visione estetica e dalla conoscenza storica di Napoli».


Un sindaco può farcela senza una squadra efficiente?
«Certamente no. La capacità di un sindaco sta anche nel sapersi scegliere una squadra, nel fidarsi, nell'evitare contrasti e non accentrare sempre qualsiasi scelta. Napoli è una grande opportunità per l'Italia e chi la guida deve sentirsi doppiamente responsabile, lavorando con spirito di servizio e di collaborazione con le altre istituzioni».


C'è un settore su cui pensa il nuovo sindaco debba concentrarsi di più?
«Ce ne sono tanti, ma credo che, seguendo la vocazione della città, si debba lavorare molto a un cartellone annuale di eventi collegati tra loro, in sinergia con più componenti e parti della città che, ognuno nel proprio specifico, lavorino per fornire attrattive, richiami turistici, accoglienza seria e non improvvisata. Ogni attività può diventare un pezzo di arte».


Crede che il turismo resti un'opportunità fondamentale per Napoli?
«Sì, credo che sia il futuro della città, ma non si deve lasciare questa opportunità all'improvvisazione, all'assenza di regole. Tutta la città dovrebbe sentirsi coinvolta e partecipe su questo. Il turismo va governato, dividendo compiti e adeguando i servizi, le singole attività a un'idea di città avanzata e efficiente. Anche questo è lavorare per il turismo».


Pensa si debba valorizzare l'iniziativa dei privati?
«Le associazioni, le attività che nascono dalle singole realtà territoriali sono importanti. Vanno aiutate, messe in rete, incluse in un progetto generale. Per questo, dico che c'è bisogno di un'idea complessiva in cui tutti si devono sentire partecipi con regole chiare, trasparenti».


Pensa che Napoli abbia bisogno di più controlli?
«Ne sono convinta. La città è rimasta a lungo senza controlli. Anche il turismo ne ha subito le conseguenze negative, con attività improvvisate, prive di programmazione. Napoli è una città importante, che ha bisogno di una regia centrale che dia le direttive e abbia in mente un progetto complessivo, ma abbia anche la capacità di controllare che tutto segua delle regole. E non sempre è accaduto, negli ultimi tempi».


Pensa che la città abbia vissuto troppo senza direttive chiare?
«Napoli è una città dove ognuno pensa di potersi chiudere nel suo progetto, senza far parte di un progetto generale. Ecco perché, ripeto, la regia centrale è determinante. Se non si rende partecipe l'intera città su un progetto turistico chiaro, di questa opportunità si avvantaggeranno sempre pochi lasciando fuori il resto della città».


Occorre un'idea precisa della città?
«Sì, un'idea che sia poi spendibile e crei sviluppo. Non è però più tempo di chiacchiere e slogan. Chiunque arrivi a Palazzo san Giacomo deve ora dimostrare concretezza. Nelle sue diverse fasi, la città è andata avanti quando qualcuno era portatore di un progetto generale con idee mirate. Quando questo viene meno, si vive alla giornata, senza fornire esempi, senza indicare direttive chiare. Il rischio è lasciare macerie».


Se dovesse delineare un preciso identikit del sindaco che vorrebbe?


«Un regista con le idee chiare, un suo progetto complessivo, in grado di fare squadra, con capacità concreta di guardare lontano».


 

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Il Mattino