«Raid e ronde dei clan», Pianura torna in piazza contro la camorra

«Raid e ronde dei clan», Pianura torna in piazza contro la camorra
Il territorio di Pianura battuto palmo a palmo dai pattuglioni della camorra. È l'allarme lanciato dalle forze dell'ordine che, dopo l'inizio della faida,...

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Il territorio di Pianura battuto palmo a palmo dai pattuglioni della camorra. È l'allarme lanciato dalle forze dell'ordine che, dopo l'inizio della faida, riferiscono di vere e proprie squadre della morte, composte da quattro o sei persone in sella a scooter, si aggirano per le strade del quartiere in cerca di nemici da eliminare. «Agiscono dopo mezzanotte - racconta un investigatore - quando sanno che la nostra pressione sulla zona è diminuita. Operano in branco per timore di finire, a loro volta, in un'imboscata dei nemici e se la prendono con chiunque ritengono possa essere vicino ai loro avversari».

A guidare le squadrette dei due schieramenti in lotta, sono due giovanissimi ras. Sono loro, spiegano le forze dell'ordine, i principali responsabili della spirale di violenza in cui è precipitato il quartiere. Insieme a loro, alcuni coetanei disposti a tutto pur di scalare le gerarchie della camorra. Ed è in una di queste batterie che si sarebbe imbattuto Andrea Covelli, il 27enne sequestrato e ucciso solo perché sospettato di essere vicino a uno dei sodalizi in lotta per il controllo delle attività illecite. È stato questo il culmine di uno scontro esploso già diversi mesi fa.


Eppure agguati e sparatorie non sono mancati. Prima di Covelli i killer avevano cercato di uccidere Mattia Perfetto, giovanissimo ras di uno dei clan in lotta. Inseguito mentre era in sella al suo scooter, Perfetto era riuscito a scampare alla morte riportando solo una ferita di striscio. Non meglio è andata a Carlo Pulicati, altro volto noto agli investigatori e con presunti legami sia con la mala di Bagnoli sia con esponenti di primo piano degli Esposito-Marsicano. Alcuni giorni fa si è presentato all'ospedale San Paolo con un proiettile nella mandibola. Agli investigatori ha riferito di essere rimasto vittima di un tentativo di rapina. Una versione, però, ritenuta poco attendibile.



Quindi l'atroce morte di Andrea Covelli, il cui corpo, parzialmente bruciato, è stato rinvenuto in mezzo alle sterpaglie di via Pignatiello. Un omicidio che, non solo per le modalità in cui è avvenuto ma anche perché la vittima era estranea a contesti camorristici, ha suscitato lo sdegno dell'intera comunità pianurese. Uno sdegno che, tuttavia, si è limitato a proteste attraverso i social dato che la manifestazione organizzata alcuni giorni fa ha visto la partecipazione solo di poche decine di persone nonostante alcune adesioni di rilievo come quella della madre di Andrea, del consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli e di don Antonio Coluccia, parroco finito sotto scorta per il suo impegno contro gli spacciatori.



Questo, però, non ha gettato nello sconforto gli organizzatori che, anzi, per venerdì prossimo hanno indetto un nuovo incontro che, si dicono convinti, avrà una maggiore adesione. Se la risposta della comunità pianurese tarda ad arrivare, immediata, invece, è stata quella dello Stato che già dalle ore successive al ritrovamento del corpo di Andrea Covelli ha messo sotto pressione i santuari della criminalità con blitz e controlli. L'ultimo, nella giornata di ieri, quando gli uomini del locale commissariato, coordinati dal vicequestore aggiunto Arturo De Leone, hanno passato al setaccio le palazzine popolari di via Torricelli. I poliziotti, nel controllare alcuni spazi comuni, hanno scoperto, all'interno di un nascondiglio ricavato in un muro perimetrale, una busta di plastica contenente sei involucri dello stesso materiale con circa 88 grammi di marijuana oltre a 6 proiettili calibro 7,62, dello stesso tipo utilizzato dai micidiali mitragliatori kalashnikov.
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Il Mattino