Pagamenti con Pos obbligatori, Napoli è pronta da anni: «I turisti pagano solo così»

Pagamenti con Pos obbligatori, Napoli è pronta da anni: «I turisti pagano solo così»
Ciro e Fabiana si sorridono come solo due giovani fidanzati sanno fare, stanno in fondo al negozietto di via Tribunali, sistemano i souvenir sugli scaffali, oggettini che costano...

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Ciro e Fabiana si sorridono come solo due giovani fidanzati sanno fare, stanno in fondo al negozietto di via Tribunali, sistemano i souvenir sugli scaffali, oggettini che costano pochissimo ma attirano i turisti: «Il pos è sempre pronto - spiega Ciro - anche quando comprano oggetti da due euro. Per noi è un'abitudine ormai consolidata: nei Paesi dai quali provengono i visitatori, è normale pagare solo con le carte di credito, per noi è stato naturale adeguarci».

Il temuto giorno d'esordio dell'«obbligo di pos», nel centro storico di Napoli non crea particolare tensione: nessuna corsa per adeguarsi, qui il pagamento con carta è un'abitudine, anche per importi irrisori. 

A dire la verità la questione non è legata solo alla presenza dei turisti. C'è anche un altro motivo determinante che ha spinto tutti i commercianti, anche i piccoli negozi di prossimità dove si comprano detersivi e scope, a dotarsi del pos, lo spiega la titolare de L'oasi del bebè senza mezzi termini: «Il reddito di cittadinanza viene versato su carta, per consentire ai clienti di utilizzarlo è fondamentale avere un lettore, un pos, altrimenti loro vanno a spendere altrove. Ovviamente lo usiamo anche per le altre carte di credito, ma accade di rado. Comunque è lì a disposizione dei clienti».

Insomma, i motivi per avere un pos in negozio sono tanti, e infatti in questa porzione di città ce l'hanno tutti, perfino la ragazza che vende calamite a un euro: «Ce l'ho da anni, anche se non l'ho usato nemmeno una volta», ride di gusto. 

A San Gregorio Armeno, Michele Buonincontro spiega che senza il pos non si venderebbe nemmeno un pastore: «Il novanta per cento delle persone che passano di qui non ha contanti in tasca, sarebbe folle pensare di non accettare le carte di credito».

In piazza San Gaetano, Francesco di Sarno quasi scompare dietro l'esposizione di merce all'esterno della sua edicola («Ma ci sono anche i giornali qui», sorride e mostra la pila di quotidiani), entra nel dettaglio dei differenti accordi che possono essere stretti con le varie compagnie che forniscono i pos, spiega che il suo contratto è favorevole anche sulle cifre basse: «Per me è assolutamente indifferente la modalità di pagamento, anche l'acquisto di un giornale può essere effettuato con carta». Discorso analogo al bar in cima a via Mezzocannone: «per gli studenti è normale pagare anche un caffè con le tessere digitali - dicono - ecco perché il pos è in bella mostra sul bancone».

Nel suo profumatissimo «Chicchi e Baccelli», Antonella Spiniello mostra il pos che ha da sempre, però chiarisce che i pagamenti elettronici non sempre consentono di andare avanti: «Qualche tempo fa ho cambiato fornitore di servizi, ci sono alcune compagnie che pretendono percentuali troppo elevate. Se io vendo una bustina di tè a 3 euro, non posso permettermi di perdere nemmeno un briciolo di guadagno in favore di chi mi fornisce il pos e i servizi allegati».

Sulla soglia del suo negozio di frutta e verdura Carmine Monticelli sorride amaro: «Qui passano tanti stranieri, attratti dalla frutta si avvicinano, a volte vogliono comprare una sola percoca e mi mostrano la carta di credito. Se accettassi il pagamento elettronico non avrei nessun guadagno, così preferisco regalare il frutto».

Mario Corona si protrae, allegro, dal finestrino del suo taxi a via Mezzocannone: «noi tassisti ce l'abbiamo tutti il pos. Certo, qualcuno a volte fa il furbo e di fronte a un viaggio breve finge un malfunzionamento. Ma le mele marce ci sono dappertutto». 

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Il Mattino