Più ombre che luci. A ventiquattr’ore dalla morte di Rita Recchione causata dallo scoppio di una bombola di gas all’interno dell’appartamento alla...
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I FERITI
Restano gravi ma stazionarie le condizioni dei due feriti ricoverati al Vecchio Pellegrini. Sono i figli della 65enne, Antinio e Francesca. Il primo - stando alle convergenti dichiarazioni dei vicini di casa, già ascoltati ieri dalla polizia avrebbe più volte minacciato di far saltare in aria l’abitazione al terzo piano di via Don Minzoni se si fosse concretizzata l’ipotesi dello sfratto da parte del proprietario. L’arrivo - sempre ieri mattina - dell’ufficiale giudiziario ha scatenato la furia, trasformando quelli che erano solo propositi in tragedia.
LA PROCURA
Indagini affidate ai sostituti Caroppoli e Di Dona, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. I due pm lunedì mattina era nul luogo del disastro, e più tardi si sono recati anche in ospedale dove sono ricoverati i figli della vittima: ma è stato impossibile interrogarli, entrambi erano ancora in stato di choc. Al momento non ci sono nomi nel registro degli indagati. Nelle prossime ore sul tavolo dei magistrati arriverà una nuova informativa dettagliata curata sia dalla polizia che dai vigili del fuoco.
I DUBBI
Parlavamo di ombre. Le più consistenti sono quelle che si addensano intorno ai protagonisti di questa tragedia. Vivevano in stato di indigenza, eppure non chiedevano aiuto a nessuno; nemmeno i servizi sociali del Comune erano al corrente della loro esistenza. Invisibili. Le altre ombre sono quelle che si addensano sui residenti del palazzo interessato dallo scoppio: l’esplosione ha provocato l’evacuazione dello stabile, nel quale vivevano nove famiglie, per un totale di 29 persone. Tutti hanno dormito l’altra notte in una struttura messa a disposizione dal Comune. Incertezza totale anche ruispetto a chi dovrà pagare i danni causati alla struttura dello stabile, e prima ancora al proprietario della casa distrutta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino