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Difendere il giornalismo d'inchiesta è un dovere civile. Oggi è sempre più difficile scavare tra le pieghe della realtà, riuscendo a dribblare l'ondata di fake news, depistaggi, versioni edulcorate e veline accomodanti: per un giornalista il primo dovere deve restare quello della ricerca della verità. Per questo il giornalismo investigativo va supportato e incoraggiato quale strumento indispensabile per garantire un completo diritto all'informazione.
Il tema è stato al centro del dibattito tenuto a Napoli in occasione del premio “Le sociologie per il giornalismo investigativo e sociale” intitolato a Robert Ezra Park. L'evento è stato organizzato dalla Presidenza dalla Commissione Anticamorra e Beni Confiscati del Consiglio Regionale della Campania con il dipartimento campano dell'Associazione Nazionale Sociologi. Tra gli ospiti intervenuti, il procuratore generale della Corte d'Appello di Napoli, Luigi Riello, il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, il presidente della Corte dei Conti sezione giurisdizionale campana, Massimo Gagliardi, Il Capo della Sezione Politica ed Economica del Consolato degli Stati Uniti, Charles Lobdell e Domenico Condurro, presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania.
Il premio a Ranucci è stato fortemente voluto dalla presidente della Commissione Anticamorra e Beni Confiscati del Consiglio Regionale, Carmela Rescigno, che nel suo intervento introduttivo ha sottolineato quanto fondamentale sia oggi per la democrazia un giornalismo libero, indipendente e capace di garantire un'informazione completa. «Per questo, e non certo a caso - ha detto Rescigno - la scelta è caduta su Sigfrido Ranucci, che in questi anni ha saputo arricchire il servizio pubblico della Rai di contenuti importanti e sempre originali».
«Se fatto bene - ha dichiarato Ranucci - il giornalismo ha un impatto sociologico, soprattutto se tratta temi come quello della criminalità organizzata, delle scelte politiche, della cattiva amministrazione, che hanno un impatto sociologico. “Report" non è soltanto un marchio importante per la Rai, ma rappresenta il futuro, perché forse, ad oggi, è l’unica palestra di giornalismo investigativo televisivo, anche dal punto di vista dell’utilizzo dei social. Ci manteniamo rigorosamente alla nostra mission. Siamo una trasmissione che, attraverso i social, fa più movimento nel panorama del giornalismo italiano». Il vicedirettore di Rai 3 ha infine voluto dedicare il premio (un microfono stilizzato, opera del maestro Mario Iaione) «a tutti quei giornalisti bravi e meno fortunati di me: quelli, per intenderci, che lavorano per compensi bassissimi, e soprattutto senza una tutela legale che a noi è garantita invece dalla Rai".
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