Recovery plan, allarme di Melillo: «Soldi non tracciati finiranno all'estero»

Recovery plan, allarme di Melillo: «Soldi non tracciati finiranno all'estero»
Crediti senza controllo, «mancanza di tracciamento di milioni di euro di finanziamenti erogati dalla comunità europea», con un doppio rischio: che i soldi...

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Crediti senza controllo, «mancanza di tracciamento di milioni di euro di finanziamenti erogati dalla comunità europea», con un doppio rischio: che i soldi sbloccati per risollevare il Paese dalla crisi pandemica finiscano all'estero, ad alimentare interessi privatistici che nulla hanno a che vedere con gli interessi del Paese; e che i clan si inseriscano nel circuito economico messo in moto dalle esigenze della ripartenza. A due anni dalla pandemia, nei giorni in cui si attendono i fondi del Pnrr per finanziare la ripartenza post Covid, è il capo della Procura di Napoli Gianni Melillo a sottolineare i rischi legati alle possibili manovre speculative sulle risorse del Pnrr. Ed è lo stesso procuratore napoletano a ribadire due punti ritenuti decisivi per blindare il flusso di denaro pubblico, che verrà gestito da comuni e enti locali sparsi in tutto il territorio nazionale. 

Spiega il procuratore: «Bisogna evitare la moltiplicazione dei centri di spesa del Pnrr, superare la frammentazione delle competenze; ed è necessario distrettualizzare le indagini, creare pool di pm dedicati su base distrettuale». Palazzo di giustizia di Napoli, convegno che affronta la nuova frontiera della moneta elettronica, coordinato dal presidente della camera penale di Napoli Marco Campora, il capo dei pm torna sui fondi del Pnrr, a distanza di due anni dal suo intervento in commissione parlamentare antimafia (accanto all'ex pm di Milano Francesco Greco). E sottolinea il possibile punto debole legato alle risorse europee destinate al sistema Italia: «Tutto il sistema di finanziamenti pandemici consente la circolazione di crediti senza controllo. E apre la strada al rischio di ruberie e abusi ai quali qui a Napoli abbiamo assistito nella stagione del post terremoto. Non capisco - aggiunge il procuratore -, per quale motivo non è stata scelta la strada maestra, quella del tracciamento dei finanziamenti pandemici». E ancora: «Quando si scoprirà che molti di quei denari non sono stati usati per imprese nuove e comunque impegnate sul territorio per la rinascita post Covid, ma per trasferire soldi all'estero, in vista di manovre speculative, sarà difficile presidiare questo terreno». Chiaro il ragionamento, che punta a «garantire il tracciamento del denaro pubblico» sui crediti erogati, con verifiche anche su quelli garantiti. Ricorda l'esperienza del post sisma, dei finanziamenti caduti a pioggia a Napoli negli anni Ottanta, il rischio di infiltrazioni di clan, ma anche la difficoltà - a distanza di anni dalla spesa - di ricostruire la catena di responsabilità di eventuali sperperi di denaro pubblico. Cita il caso degli Usa, dove eventuali crediti vengono garantiti solo dopo aver realizzato check su conti correnti riservati e dopo aver verificato la sostenibilità di un determinato investimento. 

Platea di avvocati e giuristi, presenti come relatori nella sede della camera penale il presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati Antonio Tafuri, gli avvocati Ivan Simeone e Stefano Sarno (responsabili dell'osservatorio 231), il docente Pasquale Troncone, la commercialista Annalisa De Vivo. C'è un affondo che non può essere ignorato, prima di chiudere l'intervento: «C'è un'ombra che grava sul modo in cui questo Paese ha deciso di fare ricorso alla spesa pubblica e al denaro di tutti noi, un'ombra che si proietta in modo sinistro sui finanziamenti accordati all'Unione europea». Un discorso che fa riferimento al sistema bancario, al sistema penale, alla necessità di dare risposte concrete alla necessità di blindare finanziamenti. Dal Pnrr ai nuovi canali di circolazione del denaro, su scala internazionale. È l'altra faccia di una realtà segnata dall'avvento delle risorse messe a disposizione per traghettare il Paese fuori dalle secche della crisi economica e sanitaria: è il tema della moneta elettronica (tra cui, il bitcoin), strumento usato per transazioni internazionali che rendono sempre più evanescente la possibilità del tracciamento. Lo ha spiegato il generale Domenico Napolitano, da quattro anni comandante del nucleo di polizia economico e finanziario, che ha ricordato il lavoro svolto in questi anni sul fronte del riciclaggio di denaro sporco e del contrasto di operazioni sospette. 

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Il Mattino