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Reddito di cittadinanza, superbonus, Pnrr e caro prezzi. Questi alcuni dei temi al centro del confronto tra i candidati campani alle prossime politiche, organizzato ieri mattina dall'Acen (associazione costruttori edili Napoli). Ma a tenere banco è stato principalmente il tema dei temi delle ultime settimane: ovvero il reddito. È quello il terreno di scontro tra coalizioni e partiti. Per inquadrare bene la platea, al tavolo c'erano seduti al centro Stefano Caldoro e Valeria Valente, che si giocano la sfida all'uninominale del Senato a Napoli, divisi dal padrone di casa, il presidente dell'Ance Napoli Angelo Lancellotti. Alla destra dell'ex governatore: Marta Schifone e Severino Nappi, candidati rispettivamente con Fratelli d'Italia e Lega. Accanto alla Valente, Marcello Tortora (terzo polo) e Agostino Santillo (M5S).
Il primo ad aprire le danze sul reddito di cittadinanza è il presidente dei costruttori di Napoli Lancellotti: «Le nostre imprese hanno una manodopera fantasma a causa del reddito». Poi aggiunge: «Nessuno nega il sostegno a chi è in difficoltà, ma per come è stato introdotto ha provocato effetti negativi alle imprese. Nel periodo pre e post Covid è sparita la manodopera. Bisogna trovare dei corretti e degli strumenti per modificare i passaggi distorsivi di questa misura». Accesa la miccia parte lo scontro. I partiti si dividono tra pro e contro. Santillo (M5S) lo difende a spada tratta; Valente (Pd) la considera «una misura giusta e da salvaguardare e che andrebbe in alcuni casi allargata»; per Tortora (Azione) «ci deve essere un cambio di passo culturale, passare all'idea delle opportunità e non dell'assistenzialismo». Quando ci si sposta dall'altro lato della barricata arriva la bocciatura totale. «Invece di dare 750 euro a giovani per non fare nulla, diamogli mille euro con un contratto di apprendistato.
Così possono giovarne le imprese che non trovano manodopera» sostiene Caldoro. Il coordinatore cittadino del Carroccio, Nappi ribadisce «che il reddito sia oggi una patologia della politica e che vada trasformato per renderlo uno strumento per trovare lavoro».
A compulsare i candidati, ci hanno pensato i tre vicepresidenti dell'Acen: Antonio Savarese, Stefano Russo e Antonio Giustino. Uno dei temi cari ai costruttori è quello del superbonus, misura in realtà ancora al palo. «Vogliamo estenderlo anche agli esodati - propone Schifone -. Vogliamo lavorare per ottenere il legittimo affidamento a chi ha avviato le attività con il 110%, per imprese e cittadini». Per Valente «il superbonus è norma preziosa. Il tema vero - dice - è assicurare che i meccanismi funzionino e forse non ci siamo ancora riusciti». Nappi rimarca invece come «la Lega sia stata determinante per garantire la prosecuzione del superbonus. Con l'obiettivo di renderla una misura di sistema». Tortora sottolinea invece: «La misura va rivista nei tempi e nei modi di attuazione. Riteniamo che ci possa essere un rischio di ingolfare le attività del Pnrr con il superbonus». «Garantire il superbonus 110% così come lo conosciamo fino al 2025 - è l'auspicio di Santillo - e poi dare seguito ad un piano di stabilizzazione delle agevolazioni edilizie. A prescindere dal bonus riconosciuto dalla Stato la cosa fondamentale è che venga ristabilito il concetto iniziale voluto dal Movimento, la circolazione plurima del credito». Caldoro accende i riflettori invece su l'allarme de caro prezzi: «Bisogna adeguare i prezzi delle materie prima, perché altrimenti l'edilizia non cammina». Attenzione comune è stata manifestata anche al nuovo Codice dei contratti pubblici, evidenziando la necessità di favorire un confronto con l'Ance e la filiera delle costruzioni a seguito del lavoro (in atto) del Consiglio di Stato. Trattando poi di rigenerazione urbana e fiscalità edilizia, gli esponenti politici hanno espresso con accenti e argomentazioni diverse la necessità di semplificare i rapporti delle imprese con la Pubblica amministrazione e l'Agenzia delle entrate. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino