Regionali Campania 2020, via alla doppia trattativa tra Pd e M5S: in palio anche la Liguria

Regionali Campania 2020, via alla doppia trattativa tra Pd e M5S: in palio anche la Liguria
Regionali, si lavora incessantemente sul fronte Roma-Napoli per siglare un accordo tra Pd e Cinquestelle. La Campania dovrebbe rientrare nell'ambito di un'intesa nazionale...

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Regionali, si lavora incessantemente sul fronte Roma-Napoli per siglare un accordo tra Pd e Cinquestelle. La Campania dovrebbe rientrare nell'ambito di un'intesa nazionale che comprende in primis la Liguria, poi le Marche e infine un'opzione sui sindaci di Napoli e Roma. In tal senso si è tenuto un incontro tra il reggente del M5S Vito Crimi e il vicesegretario dem Andrea Orlando: sul tavolo la disponibilità a convergere su un nome Pd (come l'ex sindaco Giuseppe Pericu) in cambio di un sostegno in Campania al ministro dell'Ambiente Sergio Costa. In casa dei grillini, viene confermata la trattativa e almeno per la Liguria il patto potrebbe essere siglato al massimo a inizio della prossima settimana. In casa Pd, invece, si mantiene ancora la cautela non foss'altro perché è stato prima convocato il tavolo del centrosinistra con Italia Viva, Leu, Verdi e Socialisti ma aperto appunto ai Cinquestelle. In quell'occasione, con l'azione politica del segretario provinciale Marco Sarracino si valuterà la possibilità di superare la candidatura di Vincenzo De Luca votata all'unanimità dalla direzione regionale dei Democratici. Che il clima tra Pd e pentastellati sia ormai in fase di scongelamento, lo si deduce da vari elementi. La strada è lunga, ma sembra che sia stata intrapresa.


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«Mai più Terra dei Fuochi. Qualsiasi presidente della Regione Campania verrà deve tenere in considerazione questa idea», ha detto non a caso lo stesso Costa a margine di un vertice svoltosi ieri sul tema roghi nella Prefettura di Napoli. Dopo aver accettato l'indicazione dal Movimento, col contestuale passo indietro della candidata naturale Valeria Ciarambino, ora il generale dei carabinieri comincia a tessere la tela di rapporti per la verità già consolidati con molti esponenti del Pd sia in Parlamento che nella stessa compagine di Governo. «Oggi la questione ambientale, invece di essere considerata un problema deve diventare una opportunità di green economy e di comportamenti corretti», ha aggiunto. Sul tentativo di accordo del centrosinistra con il Movimento 5 Stelle per le prossime elezioni regionali ha risposto senza negare appunto un'apertura al partito alleato innanzitutto a Roma: «Sono operativo, sono concentrato sulla diminuzione dei roghi tossici. Indipendentemente dai colori e dalle appartenenze, io poi sono per il dialogo a 360 gradi, il mio stile è molto inclusivo. Ma questi dialoghi non possono riguardare me, non mi appartengono».

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Spetta a Crimi, ovviamente, fare da collante ma anche e soprattutto a Luigi Di Maio la cui operatività politica non è affatto scemata dopo le dimissioni da capo. Pronto a tornare in prima linea agli Stati Generali perché i big non vedono di buon occhio Paola Taverna come nuovo leader, il ministro degli Esteri sarebbe ormai sempre più convinto di cementare l'alleanza giallo-rossa ovunque sia possibile. Gli equilibri interni alla maggioranza appaiono ogni giorno più precari. L'ultimo episodio, in ordine cronologico, sul decreto intercettazioni: alcuni deputati M5S hanno fatto sapere al premier Conte di non condividere la linea aggressiva di alcuni loro colleghi. Insomma, i passi in avanti almeno sulla carta sono stati compiuti. Resta da comprendere la posizione dello stesso De Luca che non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Infine, tra le condizioni poste dai grillini e avallate dal Pd, c'è anche l'esclusione dalla grande coalizione civica del sindaco Luigi de Magistris: viene visto come un competitor del Movimento 5 Stelle nel capoluogo e soprattutto sarebbe difficile far digerire alla base sia l'accordo col Pd che quello con deMa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino