Ricorsi e malattie: scuola nel caos gestita da supplenti

Ricorsi e malattie: scuola nel caos gestita da supplenti
 La prima campanella quest’anno è suonata quasi due mesi fa. Eppure da allora ancora 85mila cattedre, in tutt’Italia, devono essere assegnate ad...

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 La prima campanella quest’anno è suonata quasi due mesi fa. Eppure da allora ancora 85mila cattedre, in tutt’Italia, devono essere assegnate ad altrettanti insegnanti. Matteo Renzi, lunedì scorso a Porta a Porta e a domanda su che cosa avrebbe voluto rifare, ha smozzicato: «La scuola poteva andare meglio». Ma è stato generoso con il suo governo e con il progetto della Buona scuola. Perché dovevano essere assunti 100mila insegnanti (e soltanto in nome del merito) cancellate le incertezze del precario incanalato in varie e parallele graduatorie, spazzate vie le stagioni delle eterne supplenze, con la stessa classe che cambia vari insegnanti nel corso di un singolo anno. Invece la scuola resta il solito caos dantesco, dove si mischiano incertezza del diritto, regole confuse, lentezze della burocrazia e l’abitudine ad autotutelarsi anche facendo i furbi.


Una decina di migliaia di ricorsi al Tar, che in molti casi sono stati già ribaltati dalla stessa magistratura amministrativa. Migliaia di certificati medici di insegnanti, che - stando al refrain più abusato negli ultimi mesi - hanno marcato visita per non essere “deportati” dal Sud al Nord del Paese. Il tentativo, utopistico, del governo di scegliere il personale docente principalmente attraverso i concorsi. Proposito che però è fallito miseramente visti i tempi lunghi necessari per portare a buon fine queste operazioni. Infatti soltanto un terzo delle selezioni è terminata in tempo debito. Cioè prima dell’inizio della scuola.

Nonostante si siano raddoppiati i fondi per il funzionamento - più che raddoppiati passando da 110 a 235 milioni all’anno - la Buona scuola non è riuscita a ridurre il marasma imperante nel settore. Dal ministero di viale Trastevere non confermano i numeri, ma off records un suo dirigente ammette che «la situazione è complessa. Noi avremmo peccato di ingenuità e superbia pensando di poter gestire una mobilità di 200mila docenti e personale scolastico in poche settimane. Ma i sindacati, quelli piccoli principalmente, fanno di tutto per difendere posizioni e tutele che oggi non sono più sostenibili. Poi i tribunali amministrativi e i certificati falsi hanno fatto il resto».


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