Campania, in arrivo la stangata: «Il pane aumenterà di un euro al kg»

Campania, in arrivo la stangata: «Il pane aumenterà di un euro al kg»
Il costo del grano sale vertiginosamente, quello della farina pure. E i prezzi dei beni di prima necessità si apprestano a raggiungere livelli record. Sul carrello della...

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Il costo del grano sale vertiginosamente, quello della farina pure. E i prezzi dei beni di prima necessità si apprestano a raggiungere livelli record. Sul carrello della spesa sta per abbattersi quella che gli addetti ai lavori definiscono una “tempesta perfetta”, con la combinazione tra l’aumento della domanda e il boom del costo delle materie prime. Prendiamo ad esempio la Campania che, con i suoi circa 4000 panificatori (di cui soltanto a Napoli e provincia oltre 1500) è il fulcro del mercato italiano con il più alto consumo di pane e affini: il prezzo del pane a Napoli e in tutta la Campania rischia di aumentare di circa 1 euro al kg. Un incremento di questa entità non si era mai verificato. Il grido d’allarme arriva proprio dai panificatori partenopei, che già durante il lockdown avevano paventato speculazioni.

«Abbiamo rilevato notevoli aumenti, in particolar modo per la semola, che ha raggiunto i 35/40 euro al quintale e per le farine tenere, che superano i 10 euro», spiega Domenico Filosa, presidente di Unipan Campania Confcommercio. «Sono prezzi finora mai raggiunti che non possono essere sostenuti dai noi panificatori. Siamo molto preoccupati per la situazione e non vediamo possibilità di riduzione per il futuro», aggiunge Filosa. I costi delle materie prime sono destinati a ricadere sui consumatori, determinando l’aumento del pane. «Chiediamo alle istituzioni di intervenire rapidamente», è la richiesta dell’associazione. L’aumento a due cifre denunciato dai panettieri partenopei viene confermato da Confesercenti che, a luglio 2021, ha calcolato un incremento, rispetto a luglio 2020, dei prezzi all’origine del 10% per il frumento duro e del 17,7% per il frumento tenero. Un fenomeno che ha determinato l’aumento del prezzo della pasta, ancora prima di quello del pane. Nel territorio vesuviano si annunciano rincari altrettanto elevati. «Negli ultimi 2 o 3 mesi - spiega Giuseppe Pappacena, titolare di due panifici a San Giuseppe Vesuviano - sono aumentati tutti i prezzi. La farina sta per aumentare da 5 a 10 centesimi il kg. Ce lo hanno preannunciato i rappresentanti dei mulini. Non abbiamo scelta. O i mulini si adeguano o dovremo aumentare il pane, con 1 euro al kg in più. Stiamo vendendo a 1,80 euro, ma presto saremo costretti ad arrivare a 2,80 euro». A Salerno la musica non cambia. Nicola Guariglia, dell’associazione panificatori della provincia di Salerno, spiega che «con la farina aumentata di 20 euro al quintale il pane aumenterà almeno di 50 centesimi. Di questo passo, fino a dicembre ci saranno altri rincari». L’eventualità che si arrivi in poche settimane al caro-pane induce Confesercenti a sollevare nuovamente l’attenzione sulle possibili speculazioni.  

«Rischiamo una situazione insostenibile sul fronte dei prezzi - spiega il presidente assopanificatori di Fiesa Confesercenti Davide Trombini - perché a queste condizioni, in aggiunta agli aumenti di luce acqua e gas, i fornai non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Occorre un’azione di vigilanza sui prezzi all’ingrosso ed evitare operazioni speculative sulle materie prime. Non vorremmo che alla fine si parlasse di caro pane o altro. Le autorità si allertino. Di questo passo sarà impossibile continuare a mantenere i prezzi di pane e prodotti da forno stabili».  

Tra i beni di prima necessità, il prezzo della pasta è già aumentato. «Il costo della semola è cresciuto enormemente e così siamo stato costretti a passare da 3,60 a 4 euro il kg», sottolinea Gianni Pacella, responsabile commerciale del pastificio “Il re della pasta” di Gragnano. «E nel frattempo sono saliti vertiginosamente anche i pomodori, che sono passati da 35 a 60 centesimi. In questo caso l’aumento è scaturito dalla banda stagnata della lattina. E così il prezzo di un piatto di pasta al pomodoro è quasi raddoppiato».



I prezzi del grano duro nazionale si sono arrestati in avvio di settembre, dopo l’impennata registrata tra luglio e agosto. Lo si ricava dall’analisi sul mercato cerealicolo di BMTI, su dati delle Camere di Commercio e delle Borse Merci nazionali. Ma i prezzi attuali, che si avvicinano ai 500 euro per tonnellata - + 60% rispetto al 2020 - sfiorano comunque i livelli da primato dei primi mesi del 2008. «Nel mercato del grano duro - si legge nel dossier - persistono infatti degli elementi di tensione sia a livello nazionale che internazionale, primo tra tutti la possibile riduzione di oltre tre milioni di tonnellate per il raccolto di Canada (maggiore produttore ed esportatore mondiale di grano duro) e Stati Uniti, duramente colpiti dalla siccità estiva». Anche per il grano tenero, le elaborazioni di BMTI mostrano un rallentamento in avvio di settembre. I prezzi rimangono tuttavia elevatissimi, in crescita del 35% circa rispetto ad un anno fa.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino