OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Comincia con un minuto di silenzio l'incontro nella chiesa di Donnaregina per la presentazione ufficiale della candidatura di San Gennaro come bene immateriale dell'Unesco. Lo propone dal presbiterio il vescovo Battaglia che ai credenti chiede anche una preghiera per le vittime. La frana di Casamicciola cala un velo di tristezza su un evento destinato invece a rappresentare occasione di gioia e orgoglio per la città: si celebra il culto del patrono e le sue antiche tradizioni, laiche e religiose insieme. Il governatore Vincenzo De Luca dà forfait e corre in Prefettura per prendere parte all'organizzazione dei soccorsi sull'isola verde, lo stesso fa anche il sindaco Gaetano Manfredi.
Il ministro Gennaro Sangiuliano invece è tra i primi a parlare, ma in Prefettura aspettano anche lui: dopo il suo intervento saluta e scappa via per prendere parte alla cabina di regia per conto del governo. Ma la presentazione deve andare avanti lo stesso anche se l'umore non è più quello giusto. Tocca a Francesco de Core, direttore del Mattino, tenere le fila degli interventi che caratterizzano un evento destinato a rimanere negli annali. E la dimensione profondamente laica del culto di San Gennaro - appartiene alla città, difende la città - è forse l'aspetto più significativo di un rapporto viscerale che dura da 1700 anni. De Core è ottimista: «Il livello è già internazionale, San Gennaro rappresenta l'anima di una comunità che nel mondo ha esportato riti e cultura. Questo riconoscimento potrebbe contribuire a lanciare un messaggio evangelico forte alle comunità italiane all'estero». Poi un breve saluto di monsignor Adolfo Russo, direttore della Pastorale della cultura della Diocesi, anima indiscussa del progetto.
Ed ecco don Mimmo Battaglia: «Chi dice Napoli dice San Gennaro e chi dice San Gennaro dice Napoli, ma dice anche amore e costanza nel non deporre la speranza». Non ha dubbi l'arcivescovo: «Siamo qui perché il martire sia reso patrimonio dell'umanità, ben sapendo che al di là del riconoscimento dobbiamo fare in mondo che la tradizione, e la storia del santo, continuino a camminare da noi ai nostri figli». Lo chiama faccia gialla, il vescovo Battaglia, quando aggiunge che «la storia è fatta di volti, di volti e di nomi e in quello di Cristo l'amore è la vita hanno sempre l'ultima parola».
È la volta di Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito, che fu tra i primi a sponsorizzare la candidatura del rito del patrono come bene immateriale.
Al tavolo dei relatori - con i sindaci di Benevento e Pozzuoli, Mastella e Manzoni - il rettore della Federico II. Matteo Lorito plaude ai contenuti del volume Devozione e culto popolare di San Gennaro a Napoli e nel mondo (edito da Elio De Rosa) che accompagna la candidatura. «Una raccolta di saggi tra letteratura, storia e riti a testimonianza - aggiunge - di un patrimonio ricco e condiviso che si custodisce duraturo nel tempo». A chiudere la mattinata - non prima degli interventi di Maurizio Di Stefano, presidente Icomos Italia, istituzione internazionale rivolta al patrimonio culturale; Marina Albanese, direttore del laboratorio di Urbanistica della Federico II e Cettina Lenza, coordinatrice del comitato scientifico - uno dei tre filmati realizzati dalla giornalista Rai, Cecilia Donadio, con la Iovino cinemakers per le riprese e il montaggio, che farà parte del dossier da inviare all'Unesco (per vedere i tre filmati basterà inquadrare il Qr code stampato sul volume e presto anche sul sito sangennaroworldwidenetwork.com): «Un lavoro che mi ha appassionato - spiega la Donadio - dandomi la possibilità di scoprire ogni sfaccettatura del rapporto quasi intimo che lega i napoletani al culto e alla figura di San Gennaro. Ormai un'icona pop in grado di passare dalle sculture di Lello Esposito, esposte nelle gallerie di tutto il mondo, ai gadget in vendita sulle bancarelle di San Gregorio Armeno».
Leggi l'articolo completo suIl Mattino