Pompei. Scavi free: i turisti a caccia degli spot elettorali del 79 dopo Cristo. Elezioni e «promesse» politiche: oggi come duemila anni fa nulla è...
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Effettivamente lo è per la ricca documentazione architettonica ed epigrafica che ci fornisce. Soprattutto le epigrafi parietali - graffiti, incisioni e pitture - sono una peculiarità della città, che, distrutta dall’eruzione del Vesuvio, è divenuta il simbolo dell’antichità. Recuperate in gran numero durante gli scavi, sono databili tra dall’ultima fase sannitica di Pompei, sulla fine del II secolo avanti Cristo, fino alla sua distruzione nel 79 dopo Cristo. Anche se molti sono sbiaditi e appena leggibili, sono ancora lì a tappezzare i muri degli edifici pubblici e privati, delle botteghe e dei ritrovi più frequenti, addirittura alcune si trovano anche sulle pareti dei monumenti sepolcrali che si affacciavano sulle arterie stradali che conducevano in città. I magistrati, rinnovati ogni anno, venivano in questo modo giudicati, positivamente o negativamente dai cittadini. Qualcuno sarà stato anche infastidito dalla cosa tant’è vero che, sempre sui muri, scrisse: «Admiror paries te non cecidisse ruinis qui tot scriptorum taedias sustineas», (mi meraviglio, o parete, che tu non sia ancora crollata sotto il peso delle scempiaggini di tanti scribacchini). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino