Due colpi a distanza di pochi giorni nelle scorse settimane, e altri tra febbraio e maggio scorso. Era così che la banda del buco aveva cominciato a intensificare le sue...
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GLI ARRESTI
C'era l'esperto dello scavo e quello dei sopralluoghi, chi si occupava di studiare i movimenti da compiere per non incappare nelle inquadrature delle telecamere dei negozi della zona e chi faceva da sentinella assicurandosi che non vi fossero ostacoli imprevisti. Insomma ognuno aveva dei compiti prestabiliti e insieme, i dodici indagati più altri ancora da identificare, formavano la cosiddetta banda del buco. Per l'accusa, un'associazione per delinquere. I provvedimenti di fermo sono stati emessi nei confronti di Salvatore Prinno, di 36 anni, e di Gennaro Panaccio di 56 anni, Ciro Caso di 39 anni, Antonio Caccavallo, 25enne, Rosario Lucente di 58 anni, Ciro D'Ambrosio di 63 anni, Giuseppe Sammarco, 51enne, Ferdinando Gargiulo di 65 anni, Salvatore Trosie, 45enne, Rosario Lucente di 58 anni e Franco Raiola, di 37 anni (questi ultimi difesi dall'avvocato Riccardo Ferone). Le indagini, coordinate dal pm Caputo, sono svolte dagli agenti della squadra mobile. L'udienza di convalida è prevista per lunedì dinanzi al giudice Cananzi.
I COLPI
La più recente, tra le rapine contestate, è quella alla gioielleria Trucchi in via Santa Caterina. Risale all'11 giugno scorso. I banditi sbucarono dal sottosuolo, immobilizzarono un uomo e puntarono la pistola anche contro una donna e contro gli agenti intervenuti, fuggendo con un bottino di oltre 827mila euro, tra gioielli e orologi preziosi. Il 4 giugno precedente la banda aveva razziato 30mila euro nell'ufficio postale di via Pontano, minacciando dipendenti e direttrice. Le indagini hanno ricostruito, inoltre, il colpo tentato il 27 febbraio all'ufficio postale del corso Vittorio Emanuele; la rapina del 12 aprile nella tabaccheria di piazza Nicola Amore (i banditi sfondando un muro di contenimento riuscendo a impossessarsi della cassaforte a muro con quattro rotoli vergini per la stampa di valori bollati e un pacco da 250 effetti cambiari in bianco del Poligrafico dello Stato); il colpo tentato il 15 maggio all'ufficio postale di via Bellini (anche in quel caso la banda fuggì senza bottino, perché alcuni residenti fecero intervenire la polizia).
LA REFURTIVA
La sera dell'11 giugno le intercettazioni ambientali e telefoniche su alcuni sospettati condussero gli agenti della Mobile a fare irruzione in un appartamento tra le case popolari di via Bronzo di Riace a Ponticelli. C'era gente che confabulava e alla vista degli agenti ci fu confusione. Due uomini, non tra quelli arrestati con la banda del buco, tentarono la fuga sui terrazzi condominiali. Avevano tre borsoni: in due c'erano indumenti e nel terzo 47 orologi più altri gioielli, frutto della rapina commessa dalla banda in città.
LE INTERCETTAZIONI
Parlavano di «andare a lavorare», i loro attrezzi erano «palo e cazzuola». Si contattavano per darsi appuntamento e dividersi i compiti. «Il tappo del buco vecchio come stava?» si ascolta in una conversazione. Ed è chiaro che la banda conosce tutti i percorsi sotterranei della città, anche quelli scavati nel passato e utilizzati per chissà quali altre rapine.
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Il Mattino