Sma, vertice in Procura a Napoli: la nuova «monnezzopoli»

Sma, vertice in Procura a Napoli: la nuova «monnezzopoli»
Uno o più cartelli in grado di fare catenaccio, di fare ostruzionismo. E di far saltare il gioco, quello delle regole e della trasparenza, della migliore offerta, della...

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Uno o più cartelli in grado di fare catenaccio, di fare ostruzionismo. E di far saltare il gioco, quello delle regole e della trasparenza, della migliore offerta, della proposta più competitiva. Meno gare pubbliche, maggiore ricorso alla trattativa diretta, alla convocazione di gruppi imprenditoriali con cui trattare la quota - in termini economici - per ogni tonnellata rimossa dai depuratori della Campania.


Uno schema che ha attraversato almeno tre indagini, una delle quali condotta alla fine del decennio scorso culminata nelle accuse ai vertici della protezione civile, proprio per la gestione del percolato.

Insomma, un problema vecchio che oggi orbita all'ombra della Sma Campania, la società in house interamente regionale, chiamata a smaltire i fanghi prodotti dai depuratori della Campania. Una questione nota, all'ombra del quale si annidano - secondo l'ipotesi investigativa - tangenti e accordi illeciti. È questa la frontiera più avanzata legata al mondo dei rifiuti e al sistema di smistamento del contenuto degli impianti di depurazione, una materia su cui ieri gli inquirenti hanno fatto quadrato.
 
Tarda mattinata, piani alti della Procura di Napoli, è il momento del vertice tra pm e forze di polizia giudiziaria, della programmazione delle prossime mosse, dopo il giro di boa elettorale. Insomma, è il momento della distribuzione delle deleghe, all'insegna del chi fa che cosa, sia a proposito dei filoni investigativi in campo, sia del materiale che sta emergendo dalla videoinchiesta targata fanpage.

Ieri mattina dunque il vertice, al quale hanno preso parte il comandante regionale della guardia di finanza Fabrizio Carrarini, il comandante provinciale Gianluigi D'Alfonso e il comandante della nucleo di polizia economico finanziaria Giovanni Salerno, a coordinare uno dei filoni di inchiesta che da mesi punta a scavare su appalti e procedure amministrative legate alla Sma Campania.

Seduti attorno allo stesso tavolo, anche Alessandro Giuliano, capo del servizio centrale operativo della Polizia, oltre al capo della squadra mobile di Napoli, il primo dirigente Luigi Rinella.

Un summit in piena regola, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, per definire strategia e priorità investigative.

Al momento, la storia degli appalti sembra essere questione di primo piano nell'agenda investigativa. È il filone delle indagini che riguardano la rimozione di tonnellate di fanghi, su cui ci sarebbe stato un meccanismo di controllo interno tutto da decifrare, tutto da esplorare. Una delega ad hoc ai militari della Finanza, mentre la questione Fanpage (parliamo dei contenuti di volta in volta emersi dalla videoinchiesta pubblicata on line) resta soprattutto di competenza della polizia.

È di questi giorni un giro di boa decisivo, alla luce della prima analisi delle circa novecento ore di girato ricavate dall'azione sotto copertura dell'ex boss pentito Nunzio Perrella, nei panni dell'imprenditore senza scrupoli disposto a «retrocedere» tangenti al dirigente o al politico di turno. In questo scenario, sono stati identificati i vari intermediari filmati nella definizione di accordi corruttivi, anche se il problema principale resta sempre lo stesso: quale veste giuridica dare al materiale raccolto da Perrella, di fronte a una finzione che - al di là dell'impatto mediatico - difficilmente può costituire la base di un processo.

Intanto, però, la polizia si occupa anche di un altro filone di indagini legate alla Sma. È quello che punta ad alcuni imprenditori del Vomero, che avrebbero provato ad interfacciarsi con dirigenti o impiegati della Regione, nel tentativo di costruire un accordo con il consigliere regionale Luciano Passariello, nei panni di politico di riferimento per la Sma. Una ricostruzione che emerge dall'inchiesta condotta dai pm Ivana Fulco e Henry John Woodcock, che puntano a verificare il ruolo di imprenditori vomeresi e dei loro presunti interfaccia all'interno della Sma.

Si parte dall'appalto per il servizio di smaltimento di fanghi D1, riconducibile a una cordata di uomini d'affari che sarebbe stata costituita da Salvatore Porro, Abramo Maione, Vincenzo Riccio, Antonio Cristofaro e Giovanni Caruson. A monte - hanno scritto gli inquirenti nel corso di un decreto di perquisizione di una ventina di giorni fa - un accordo sotto banco per concordare il prezzo della gara prima ancora che venisse bandita, che avrebbe visto protagonisti alcuni esponenti della pubblica amministrazione.


Tra questi, Lucio Varriale, dirigente della regione Campania, Agostino Chiatto, impiegato dipendente della Sma e distaccato presso la segreteria del consigliere regionale Passariello. Un accordo che sarebbe emerso da intercettazioni telefoniche e ambientali, che avrebbero svelato possibili trame opache su cui gli inquirenti puntano a fare chiarezza. Riflettori puntati su Andrea Basile, indicato come boss del Vomero per conto del clan Cimmino, ma anche su Giovanni Caruson, mediatore delle richieste estorsive avanzate dal clan Cimmino sull'appalto sbloccato dalla Sma Campania. Scenari su cui ieri mattina c'è stato un confronto a più voci, tra assegnazione di deleghe e necessità di tracciare un bilancio del primo screening investigativo, in vista delle prossime mosse da mettere in campo. Appalti e (presunte) tangenti, accordi e voti, tutto in un calderone sul quale ora la Procura di Napoli prova a fare chiarezza.
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Il Mattino