Spacciava cocaina, arrestato l'ex bimbo salvato da Maradona con la partita nel fango di Acerra

Spacciava cocaina, arrestato l'ex bimbo salvato da Maradona con la partita nel fango di Acerra
Diego Armando Maradona gli aveva regalato una possibilità, la chiave per avere una vita normale. Trentasette anni dopo, la sua storia è materia di cronaca nera e sul...

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Diego Armando Maradona gli aveva regalato una possibilità, la chiave per avere una vita normale. Trentasette anni dopo, la sua storia è materia di cronaca nera e sul destino di Luca Quarto, figlio di una realtà difficile, si fa buio tra accuse penali, arresti domiciliari e un processo.



Aveva un mese Luca, quando il padre Gennaro lo portò in braccio dal pibe de oro, il calciatore più bravo del mondo, il genio del pallone arrivato a Napoli solo nel luglio precedente. Il 33enne Gennaro Quarto di Acerra si rivolse al suo concittadino Pietro Puzone, calciatore tra le riserve della squadra azzurra che fece da intermediario. Il piccolo Luca era nato con una malformazione congenita, la «labioschisi». Non aveva il palato, naso e guancia erano inguardabili. Aveva bisogno di costosi interventi chirurgici all’estero, operazioni maxillo-facciali di ricostruzione. Diego prese in braccio il bambino, lo guardò, pensò a una partita di beneficenza per raccogliere il denaro necessario al piccolo coinvolgendo i suoi compagni di squadra. Regalò subito un sorriso a Gennaro, uomo dal destino maledetto, boarder line negli ambienti camorristici napoletani. La partita si giocò, sotto una pioggia insidiosa, nel fango di un campo di terra, minaccioso per gambe e caviglie. Ad Acerra. Era il 18 marzo 1985. Arrivarono i giocatori del Napoli, si scaldarono ripresi da tv locali. Giocarono, Maradona diede spettacolo. Accorsero 5mila spettatori, si arrivò a diecimila con quelli seduti a guardare nelle auto parcheggiate attorno al campo. Furono raccolti 72 milioni di lire, sufficienti per i 5 interventi chirurgici ricostruttivi che Luca avrebbe subito in Svizzera. 

Per quella partita, che aveva l’opposizione della Società calcio Napoli, Maradona pagò di tasca sua l’assicurazione di 12 milioni ai Lloyds di Londra per coprire eventuali infortuni. Con il denaro dell’incasso della partita, Gennaro Quarto andò da Maradona per consegnargli i 12 milioni versati ai Lloyds. «Tienili» disse Diego, non li volle. E avrebbe raccontato nel 2002 a «C’è posta per te», il programma Mediaset condotto da Maria De Filippi: «Io organizzai, ma fu tutta la squadra che accettò di giocare». E si commosse a rivedere, dopo 17 anni, quel bellissimo diciottenne dal volto pulito che lo abbracciò piangendo. Era Luca, con il suo faccino pulito.
Quello stesso Luca che, scoperto a spacciare droga a Bellaria Igea Marina, non lontano da Rimini, è ora agli arresti domiciliari in attesa di un processo per spaccio di stupefacenti fissato dai magistrati riminesi per il 24 ottobre. Dopo una perquisizione, gli sono stati scoperti 50 grammi di cocaina, un bilancino, materiale per il confezionamento e 5000 euro in contanti guadagno della vendita di droga. Vita da spacciatore e da giocatore di poker professionista che, senza lavoro, aveva anche il reddito di cittadinanza che gli è stato revocato dai giudici.

Quella che appariva una vita di speranze ha fatto i conti con la realtà della famiglia di Luca. Il padre, Gennaro, viveva di rapine, furti, contrabbando, frequentava uomini del clan Misso della Sanità. Un pentito lo chiamò in ballo come uno degli esecutori dell’omicidio di Anna Parlato Grimaldi per conto dei clan. Era l’inchiesta bis sul delitto del 1981, poi archiviata. Il suo nome circolò anche nell’indagine per l’omicidio di una donna che aveva avuto contrasti con la moglie del capoclan Peppe Misso. Anche questo fu archiviato. Ma il 22 febbraio 2011 la vita tormentata di Gennaro Quarto finì, in un agguato di camorra. Non si è mai saputo chi lo ordinò, chi fece ammazzare Gennaro detto «il pazzo» per le sue stravaganze. Come quando si presentò senza scarpe in tribunale e, fingendosi incapace di intendere e di volere, disse che lo aveva fatto perché gli avevano detto che doveva presentarsi a piede libero. La storiella fece il giro di Castelcapuano. 

Senza quel padre che era andato da Diego ottenendo dal grande calciatore i soldi necessari a salvarlo, Luca era andato a vivere a Rimini con la mamma che gestiva un negozio di costumi da bagno. Via da Napoli, aveva incontrato Maradona negli studi di C’è posta per te nel 2002. Poi, dopo la morte del pibe nel 2020, intervistato a Rai 1, ricordò chi lo aveva salvato dall’emarginazione a vita: «Gli sarò grato per sempre. Mi ha cambiato la vita. Mi sento come se avessi perso un secondo papà». Ma ci ha pensato da solo a non sfruttare l’opportunità che la partita ad Acerra gli aveva dato. Coinvolto in giri non limpidi, Luca Quarto è finito a spacciare cocaina nelle estati riminesi. Vite intrecciate: quel Maradona inciampato nel tunnel della cocaina aveva salvato un bambino futuro spacciatore di quella stessa droga. Triste nemesi della storia. 

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Il Mattino