Stramonio tra gli spinaci, scattano altri sequestri: «Non era la mandragora»

Stramonio tra gli spinaci, scattano altri sequestri: «Non era la mandragora»
L’avvelenamento di cinque giorni fa ha ormai delle verità accertate dalle analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno. Le dieci persone,...

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L’avvelenamento di cinque giorni fa ha ormai delle verità accertate dalle analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno. Le dieci persone, intossicate nell’area flegrea dopo aver mangiato degli spinaci, sono state vittime di «un avvelenamento di origine vegetale». Insomma, una pianta velenosa si è mischiata con gli ortaggi commestibili. Lo ha ripetuto ufficialmente Antonio Limone, direttore dell’istituto zooprofilattico (Izsm), nella sua audizione alla riunione straordinaria della commissione Agricoltura della Regione Campania. Accertata dunque l’origine e la provenienza degli ortaggi incriminati, indicati nella riunione della commissione.



L’audizione sembra aver sentito che la contaminazione dei broccoli sia stata provocata da fascetti di mandragora mischiati negli ortaggi destinati al mercato ortofrutticolo di Volla. C’è una diversa ipotesi sulla «origine vegetale» dell’avvelenamento, già emersa nelle prime ore e sottolineata da Francesco Emilio Borrelli presidente della commissione Agricoltura della Regione Campania. Che dice: «Dall’audizione è scaturito un elemento nuovo, ovvero che l’origine della problematica sia stato probabilmente lo stramonio e non la mandragora».

Il direttore Limone non ha dubbi e aggiunge che «si è trattato di una partita di spinaci contaminati provenienti da Avezzano, probabilmente da una coltura a campo aperto». Smentite dalle analisi le tesi della Confagricoltura dell’Aquila, che contestava l’ipotesi che fossero stati prodotti da un’azienda di Avezzano gli ortaggi responsabili dei dieci casi di intossicazione. L’allarme, che per qualche giorno ha scatenato una vera psicosi sugli spinaci in vendita, ha provocato sequestri e rallentamenti nella vendita di molti ortaggi. Ha spiegato ancora il direttore Limone, nella sua audizione: «Di fronte all’allarme tempestivo, c’è stata un’importante reazione di filiera istituzionale per isolare la partita di spinaci, ricostruire la sua catena distributiva e prevenire ulteriori casi».Per evitare che possa ripetersi quanto accaduto pochi giorni fa, l’Istituto zooprofilattico ha istituito meccanismi sistematiche informazioni rivolte a consumatori e produttori. Annuncia il direttore Limone: «Provvederemo a pubblicare sul nostro sito Internet le immagini delle più comuni piante che possano essere responsabili di avvelenamenti». 

Un’iniziativa applaudita dal presidente della commissione Agricoltura che precisa: «Tengo a precisare che non c’è alcun problema di filiera campana, né responsabilità del Centro agro alimentare. I prodotti vegetali campani sono sicuri e sarà nostro obiettivo interagire con altre regioni per evitare che in futuro possano ripetersi questi episodi».

Una collaborazione opportuna, se sono stati sequestrati prodotti vegetali di altre regioni anche nelle ultime ore. È intervenuto il ministero della Salute, che ha disposto il ritiro dalla vendita del lotto di produzione numero 273 di spinaci venduti con il marchio «Il Gigante» in confezioni da 500 grammi. Un prodotto dell’azienda «Spinerb di Coleoni Andrea e C snc» della provincia di Bergamo. Il ministero della Salute avverte sul suo sito che, a scopo precauzionale, chi ha congelato il prodotto «dovrà evitare di consumarlo e riportarlo dove lo ha acquistato».

Sui pericoli di piante che possono inquinare ortaggi commestibili, occhi aperti di più associazioni e organismi. Alla riunione straordinaria della commissione Agricoltura della Regione Campania hanno partecipato infatti anche il presidente dell’Osservatorio regionale sicurezza alimentare, il direttore dell’Orto botanico, le associazioni di consumatori della Campania, i rappresentanti del centro agroalimentare di Volla e naturalmente gli esponenti delle diverse associazioni che raggruppano le aziende agricole. Finita l’emergenza immediata, resta la necessità di vigilare per prevenire.

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Il Mattino