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Frenano i casi Covid in Campania e dopo aver sfiorato quota mille (giovedì) ieri i positivi al tampone sono scesi di una spanna, a 869 contro i 959 del giorno prima. Il 3,30% di positivi dunque, rispetto ai tamponi effettuati, contro il 3,27% del giorno precedente. Una situazione stabilizzatasi anche nei decessi (6 morti), nelle terapie intensive occupate (17) e nei ricoveri (656). L'incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti in Campania è tuttavia cresciuta costantemente negli ultimi 20 giorni posizionando la regione, per aumento delle nuove infezioni, subito dopo il nord est del paese dove tra assembramenti di non vax e pendolarismo da zone di confine investire da picchi epidemici, lo scotto si paga anche sui cresciuti tassi di ospedalizzazione e sullo stress subito in alcuni pronto soccorso.
Nell'ultima settimana il tasso di incidenza è molto aumentato in Italia: siamo a una media di 79 casi ogni centomila abitanti negli ultimi 7 giorni (eravamo a 53 una settimana fa, a 46 due settimane fa, 30 quattro settimane fa) mentre la Campania fa registrare un valore di 87 dai 66 di sette giorni fa. Erano 57 due settimane fa e 31 un mese prima. L'incremento è notevole e posiziona la regione in una zona alta della classifica delle regioni dietro al Friuli (233), Trentino (195), Veneto (115), Liguria e Lazio (90), Emilia Romagna e Marche (a 88). Va ricordato che con meno di 15 casi per centomila il rischio è molto basso, fra 15 e 50 basso, fra 50 e 100 moderato, fra 100 e 200 alto e sopra i 200 altissimo. Per la Campania è un momento di allerta: l'assetto della rete dei centri Covid, articolata in questa fase in un solo presidio per ogni provincia, così da consentire la ripresa a pieno regime delle attività ospedaliere ordinarie, mediche e chirurgiche, inizia a mostrare qualche crepa. Trasferire un paziente che ha bisogno di assistenza rianimativa non è sempre possibile nè facile. Il Cotugno a Napoli da almeno una settimana ha perennemente pieni gli 8 posti rianimativi attivi ed è quasi all'orlo per i 32 di sub intensiva. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha pertanto convocato i manager martedì per mettere a punto un piano di incremento dei posti letto Covid in vista di una possibile, temuta ulteriore recrudescenza.
Nella consueta diretta facebook del venerdì il governatore è tornato ieri a battere sulla necessità si accelerare per le terze dosi «da rendere obbligatorie per il personale sanitario più esposto.
Come decifrare dunque la situazione attuale? Quale metro di paragone migliore del passato, quando eravamo privi di difese vaccinali? A novembre di un anno fa l'unica arma contro il virus era il lockdown ma nonostante le chiusure e il distanziamento in Campania il 13 novembre del 2020 registravamo 4 mila casi al giorno, una crescita ripida ed esponenziale dei casi, una media di 40 decessi ogni 24 ore e oltre 190 unità di terapia intensiva occupate da pazienti intubati e varie centinaia di ricoveri. Uno scenario di guerra che oggi i vaccini hanno trasformato in una clima quasi sereno, nonostante oggi tutto sia aperto. La gran parte delle persone è vaccinata e prudente, chi non si è vaccinato forse non si vaccinerà, chi non mette la mascherina dove è necessario continuerà a non metterla ma la stragrande maggioranza delle persone che rispetta le indicazioni e le regole può osservare come tutti gli sforzi fatti abbiamo dato risultati concreti.
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