Gioco d’azzardo, droghe e sesso. Le fragilità psicologiche emergono in una società sempre più disinvolta e all’avanguardia. Ma gli strumenti e le...
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Il modello in vigore prevede la cura all’interno delle Comunità di recupero. Ma l’approccio integrato che emerge dalla conferenza vuole un team di esperti che possa seguire la persona nel percorso di guarigione. Ma per fare questo occorre integrazione tra il pubblico e le associazioni del Terzo Settore. Può essere il caso dei giocatori d’azzardo, il regolamento del Comune di Napoli sugli orari delle sale gioco può essere considerato una primissima opera di prevenzione. Ma il giocatore che entra all’interno della comunità deve poi essere supportato da un team composto da un tutor come uno psicologo, un commercialista che magari amministri il denaro e un avvocato per rimediare ai debiti contratti. Insomma in una società sempre più globalizzata in cui ci sono continuamente nuovi bisogni e nuovi servizi, i professionisti del terzo settore hanno cominciato a dettare le linee guida nel trattamento dei consumi patologici nell’era del mercato globale.
Dipendenze che sempre più spesso sono legate anche a fenomeni come quello della migrazione, a situazioni di povertà o che vedono coinvolte persone in carcere. «Questa prima conferenza si propone di fare luce sulla necessità, in Campania e nelle regioni del Sud del Paese, di un riordino del sistema integrato dei servizi pubblici e del privato sociale nel campo delle dipendenze – precisa il vicepresidente del C.E.A.R.C., Pasquale Soglia – è fondamentale rispondere alle nuove tipologie di dipendenze, come il gioco d’azzardo patologico, oppure alle necessità di cura di coloro che usufruiscono di misure alternative rispetto alla detenzione. Occorre dunque rendere pienamente operativi i Dipartimenti per le Dipendenze, coinvolgendo gli enti accreditati nella programmazione aziendale dei servizi e nella promozione di momenti formativi integrati tra offerta pubblica e privata».
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Il Mattino