Torre Annunziata, addio cittadella della legalità: «Palazzo Fienga va demolito»

Riaperto il dibattito sulla destinazione dell'ex fortino

Palazzo Fienga
«Sotto il profilo strettamente funzionale, occorre riflettere sull'effettiva opportunità di concentrare in un unico complesso tutte le forze di polizia cittadine,...

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«Sotto il profilo strettamente funzionale, occorre riflettere sull'effettiva opportunità di concentrare in un unico complesso tutte le forze di polizia cittadine, atteso il rischio che la criminalità possa bloccare i pochi assi viari che connettono palazzo Fienga al resto della città, per sterilizzare e neutralizzare l'operato dei tutori dell'ordine in determinate circostanze criminose o terroristiche»: è il passaggio più delicato, ma anche il più dirimente, dell'interrogazione al ministro dell'Interno Piantedosi con cui il senatore dei 5 Stelle Orfeo Mazzella mette in discussione il progetto di utilizzo dell'ex roccaforte di Valentino Gionta a Torre Annunziata.

Un progetto considerato altamente simbolico dagli ultimi governi ma anche dalle associazioni anticamorra, da ex prefetti e dai magistrati oplontini, finanziato con 25 milioni e "blindato" dal Viminale con frequenti dichiarazioni pubbliche, in particolare del ministro del governo Draghi Luciana Lamorgese. L'ex "fabbrica della morte" da cui i Valentini decidevano i destini di rivali camorristi e soffocavano le speranze di sviluppo del territorio imponendo tangenti e gestendo lo spaccio di droga e di armi, secondo quanto previsto dovrebbe essere ristrutturato per ospitare presìdi, uffici e alloggi della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia giudiziaria, della Polizia metropolitana e della Polizia locale di Torre Annunziata.

Una "cittadella della legalità", una presenza forte e indiscutibile dello Stato in un luogo dove la presenza dello Stato era stata per troppo tempo in discussione. Ma dall'estate del 2020, quando il piano presentato ufficialmente alla città ha cominciato il suo cammino tra tavoli interministeriali, conferenze di servizio e incontri in Prefettura, poco o nulla si è concretamente realizzato: lo studio di fattibilità è nelle mani di un commissario, quell'area è murata, transennata, decisamente lugubre, ma anche a rischio continuo di crolli.

Così, il suo destino è tornato in discussione. Ha cominciato Mazzella, oroginario di Torre Annunziata, ad avanzare ufficialmente dubbi con la sua iniziativa (la risposta di Piantedosi è attesa entro le prossime settimane), ma a confermare la probabilità di un dietrofront sono i commissari straordinari che da un anno reggono il Comune. «Non ha senso spendere tanti soldi per ristrutturare un edificio che non ha alcun valore storico o architettonico, non ha senso concentrare tutte le forze dell'ordine in un'area ristretta», spiega il commissario Ferdinando Mone: «Torre Annunziata ha bisogno di altro. Di spazi verdi, di parcheggi, di luoghi vivibili dove incontrarsi: la nostra idea è che quell'edificio venga abbattuto, che venga cancellato per sempre». Una demolizione «che avrebbe una forza simbolica ancora maggiore del riutilizzo», dice l'esponente della commissione, che con i suoi colleghi ha avviato la redazione del Puc: «In quella zona c'è il porto, ci sono gli Scavi di Oplonti, ha molto più senso utilizzare quelle aree in chiave turistica», dice Mazzella, quasi all'unisono con i commissari pronti a discutere del tema con il prefetto Palomba e lo stesso ministro dell'Interno.



La preoccupazione espressa da Mazzella riguardo possibili azioni paraterroristiche della criminalità - basterebbe qualche cassonetto a chiudere le strette strade d'accesso al portone di palazzo Fienga, al centro di un reticolo di vicoli - è la principale ma non l'unica tra quelle elencate nella sua interrogazione: «La ristrutturazione, lunga e costosa, potrebbe costare molto più dei 25 milioni previsti, alla luce dei rincari recenti; ed è chiaro che più passa il tempo senza interventi, più i costi aumenteranno, senza dire che neanche un euro è previsto per la manutenzione». Invece quei soldi «potrebbero essere validamente investiti nella rigenerazione del Quadrilatero delle carceri. Un grande spazio verde, parcheggi, edilizia riqualificata potrebbero attirare investimenti, migliorare il tessuto produttivo circostante, oggi devastato», conclude Mazzella. I commissari ne sono convinti: «Torre Annunziata ha bisogno di vivibilità. È questa la vera vittoria dello Stato».
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Il Mattino