La storia di Napoli ancora svilita, schiaffeggiata, derisa e umiliata. Mentre si spendevano milioni di euro per restaurare Porta Capuana e le sue torri di epoca aragonese, a poche...
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Eppure torre San Michele avrebbe tutte le potenzialità per essere un ottimo attrattore turistico. Tante le storie e le leggende che si raccontano intorno a questo bastione. A cominciare dagli strani simboli - che qualche studioso ritiene essere di natura esoterica - incisi sui blocchi di piperno. Con ogni probabilità si tratta dei simboli distintivi delle squadre di cavatori che si alternavano nelle miniere di Soccavo. Una storia molto simile a quella della chiesa del Gesù Nuovo, dove sono presenti gli stessi strani simboli incisi nella pietra e che da sola basterebbe a giustificare una eventuale spesa per il recupero della torre.
Percorrendo poche decine di metri in direzione di porta Capuana si arriva a torre Duchesca, il simbolo forse più evidente della stratificazione della città di Napoli. La torre, infatti, è quasi completamente inglobata nei palazzi di epoca successiva costruiti a vico Santa Caterina a Formiello. Le aperture che servivano ai cannonieri per manovrare i loro pezzi d'artiglieria oggi sono finestre anodizzate e dalle merlature ancora ben visibili spuntano antenne e parabole. Simbolo evidentissimo della conversione ad abitazione dell'antica torre.
A circa cento metri dalla torre Duchesca si arriva a torre Sant'Anna, la più degradata e abbandonata delle torri aragonesi di via Rosaroll. Forse anche la più sfortunata. A pochi metri, infatti, le torri Onore e Virtù, che svettano a porta Capuana, sono state completamente restaurate e restituite all'aspetto che dovevano avere all'epoca dei sovrani venuti dalla penisola iberica. La torre Sant'Anna non ha avuto la stessa fortuna e oggi intorno ai suoi resti - molti blocchi di piperno sono caduti o portati via - c'è una discarica di rifiuti usata dai tossicodipendenti della zona per le loro "attività", come testimoniano le numerosissime siringhe ancora intrise di sangue abbandonate per terra. Sulle panchine installate in occasione dei lavori Unesco si accampano giorno e notte decine di clochard di ogni nazionalità che usano i muri della torre per espletare i loro bisogni fisiologici, con tutto il carico di cattivi odori che ne consegue e che hanno scatenato più volte le ire dei residenti del quartiere.
«Le torri aragonesi testimoniano il degrado di via Cesare Rosaroll - spiega il presidente dell'associazione Vivere il Quartiere Enrico Cella - e la strafottenza delle istituzioni di fronte a questi scempi. Torre San Michele è diventata una discarica di rifiuti mentre invece torre Sant'Anna è diventata il wc dei senza fissa dimora che si accampano qui. Queste importanti testimonianze storiche dovrebbero essere restituite alla città e inserite nei percorsi turistici, invece sembra che non si stia aspettando altro che il loro crollo definitivo. Per non parlare - l'affondo di Cella - della pessima figura che facciamo di fronte alle migliaia di turisti che passano, guardano lo stato delle torri aragonesi e ci restano più male di noi a constatare che, se si fa eccezione per i Decumani, della storia di Napoli alle nostre istituizioni non importa nulla». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino