Leggi Centro regionale dei trapianti e immagini scene da Grey’s anatomy: gente concitata in camice che corre da un paziente all’altro nel tentativo di salvare vite,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Napoli, assalto al pronto soccorso del Cardarelli: pazienti «parcheggiati» sulle barelle
POCHI AL SUD
Ma il dono dei propri organi, al Sud, non attecchisce. La media nazionale dei donatori utilizzati nel 2018 è stata di 22,6 per milione di abitante. Tutte le regioni del meridione sono al di sotto. La Campania è a 10,1 donatori utilizzati per milione di abitanti. La Valle d’Aosta a 70,9. La Toscana a 46,8. La Puglia a 7. Crescono, però, da qualche anno, soprattutto con il sistema del consenso agli uffici anagrafe dei comuni in occasione del rilascio delle Carte di identità, i numeri dei donatori disponibili. Fino al 2015, in tutta Italia, non si arrivava al milione e mezzo, quasi tutti attraverso l’Aido, l’associazione dei donatori. Ora sono 7 milioni. Anche qui, però, il Nord dice sì più facilmente. Il dato attuale in Campania è di circa 600mila sì (Avellino in testa) raccolti prevalentemente attraverso i Comuni. Mentre ha detto esplicitamente no alla donazione il 41,8% degli interpellati. La media nazionale è del 29. Questo ovviamente rallenta i trapianti, allunga le liste di attesa, fa perdere tempo e opportunità a malati che potrebbe rimettere in piedi la propria vita. Fino al mese scorso in Campania, per tutto il 2019, ci sono state solo 110 donazioni e 72 trapianti. I pazienti in lista di attesa sono circa 9mila, la maggior parte – 6500 – sogna un rene. Circa mille pazienti, invece, attendono un fegato; 716 un cuore, poi polmone e pancreas. Il tempo medio di attesa per un trapianto di reni è poco più di tre anni.
IL DONO
Dove si blocca il meccanismo? «Non nella raccolta dati – dice il dottor Del Giudice -. Il sistema informativo trapianti funziona benissimo. I Comuni, quando rilasciano una carta di identità compilano un modulo elettronico e assumono anche il sì o il no del cittadino a donare i propri organi in caso di decesso. Questa notizia finisce subito nel sistema ed è attingibile in tempo reale da tutte le strutture. Così quando avviene un decesso sappiamo subito se si tratta di un donatore e incrociamo la disponibilità dei suoi organi con le richieste. Una volta avevamo pochi dati sulla volontà originaria del deceduto, e quasi tutto passava per la volontà invece dei familiari, con tutte le complicazioni legate alla velocità della decisione e al dolore del momento. Oggi sui dati si viaggia spediti. Ma per fare i trapianti ci vuole un dono, torniamo al tema iniziale». Il dono di sé. Un gesto di altruismo, che peraltro non costa nulla. Eppure ci sono ancora resistenze culturali. «Io – dice ancora Del Giudice – non ho nulla contro chi nega il suo consenso. Siamo persone libere e liberamente dobbiamo essere rispettate nella nostra volontà. Però sento il dovere di far capire quanto è importante donare. Faccio spesso l’esempio di mio figlio. Una volta un bambino aveva bisogno di un cuore e mio figlio piccolo mi disse che voleva dargli il suo. Non immaginava di non poterlo fare. Ma in quel gesto c’è l’umanità dei bambini. Noi dovremmo fare lo stesso. Quando siamo morti, purtroppo, i nostri organi non ci servono più. Perché non donarli a chi li può ancora usare?».
SCEGLIERE
Già, bella domanda. Sarà una questione di sentimento del mondo, di amore per gli altri, o forse solo di atavica diffidenza. Quante leggende metropolitane sui trapianti. «Gli organi si possono donare anche da vivi – dice Del Giudice - relativamente a porzioni di fegato e a un rene. Ma soprattutto i prelievi di organo si fanno nelle rianimazioni ospedaliere dopo che è certificata la morte cerebrale del donatore. Parliamo di persone decedute. Questo deve essere chiaro». Precisazione che può sembrare pleonastica ma che si rende necessaria, visto che ancora aleggiano leggende per cui si toglierebbero organi a persone che potrebbero avere guarigioni improvvise. «È escluso categoricamente – insiste il dottor Del Giudice -. Abbiamo una normativa fin troppo garantista sul controllo del decesso. Parliamo sempre di persone decedute senza ombra di dubbio, anche se gli organi conservano una loro temporanea funzionalità. Su questo va fatto il vero lavoro culturale. Doniamo quello che non ci serve più». E questo lavoro, il Centro regionale dei trapianti, lo fa con grande determinazione. Progetti formativi, interventi nelle scuole, presenze in eventi, sportelli, un numero verde, un sito web. «È importante – dicono dal Crt - che ognuno di noi sia informato e faccia in vita la propria scelta per non lasciare ai familiari il peso di dover scegliere per noi in un momento di dolore». Scegliere, quindi, e scegliere bene, scegliere di donare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino