Un documentario racconta l'Ex Opg: «Io, ex detenuto ricordo il mio inferno»

Gli abitanti di Materdei raccontano che quando l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Sant'Eframo Nuovo era ancora aperto si sentivano le urla dei detenuti. Oggi da...

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Gli abitanti di Materdei raccontano che quando l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Sant'Eframo Nuovo era ancora aperto si sentivano le urla dei detenuti. Oggi da lì provengono musica e risate dei ragazzi che svolgono attività aperte a tutti. Un documentario racconta la storia vecchia e nuova di quel luogo imponente, uno dei più grandi di Napoli. Il titolo è “Je so’ Pazzo”, firmato da Andrea Canova e prodotto da Inbilico Teatro e Film. La sua è una realizzazione dal basso, mediante crowdfounding e una troupe ridotta all'osso. «L'unica esigenza - ha detto Ramona Tripodi, produttrice  -  è stata quella di rispettare l'urgenza di chi sente il bisogno di raccontare un passato non troppo lontano ma caduto in oblio e un presente radioso». Il documentario sarà proiettato in anteprima proprio nel luogo in cui è nato venerdi 8 settembre alle ore 20.30 (Via Matteo Renato Imbriani 218, Napoli). La proiezione si svolge in occasione della seconda edizione di “Je so' Pazzo Festival 2017. Potere al Popolo!”, la quattro giorni di dibattiti, workshop, cene sociali, mostre, stand, teatro e concerti, dal 7 al 10 settembre.

 
La narrazione parte dai ricordi di Michele Fragna, poeta ed ex detenuto dell'OPG. «Questo luogo non era così- racconta Michele in una delle scene del film -  non dava luogo alle stesse emozioni, non c'erano i murales, era tutto grigio. E il puzzo la caratteristica del posto». Aveva 22 anni Michele quando è stato recluso nell'OPG. Era affetto da delirio persecutorio e durante una delle sue crisi ha ucciso una persona. Ha trascorso 5 anni dentro le piccole celle roventi d'estate e gelide d'inverno. «Poi sono uscito da quell'inferno e adesso torno qui da uomo libero con un lavoro e una vita». Mi chele ha trovato sollievo nella scrittura in quegli anni e oggi è un poeta. Ha scritto alcuni versi tra cui «Io sogno che gli O.P.G. scompaiano» ed altri racchiusi nel libro «Il re burlone». La sua storia fa riflettere sulla malattia mentale e sulla possibilità di ritornare a vivere dignitosamente dopo un percorso ben lungi dalle barbare inumanità che accadevano in quelle strutture obsolete come l'OPG di Sant'Eframo Nuovo. 


«A 39 anni - ha detto Andrea Canova - dall’approvazione della legge Basaglia, che sancì la chiusura dei manicomi civili, e a pochi mesi dalla definitiva applicazione della legge n.81 del 2014, che decretava la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la loro sostituzione con le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza Detentive (REMS), ci è sembrato particolarmente significativo mettere insieme la nostra testimonianza del caso dell’ Ex O.P.G. Je so’ Pazzo Sant’Eframo. Quello che oggi è stato creato in quella struttura è  certamente un’avanguardia nel novero delle nuove esperienze di cittadinanza e recupero degli spazi urbani che anima Napoli da qualche anno».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino