Gli abitanti di Materdei raccontano che quando l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Sant'Eframo Nuovo era ancora aperto si sentivano le urla dei detenuti. Oggi da...
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La narrazione parte dai ricordi di Michele Fragna, poeta ed ex detenuto dell'OPG. «Questo luogo non era così- racconta Michele in una delle scene del film - non dava luogo alle stesse emozioni, non c'erano i murales, era tutto grigio. E il puzzo la caratteristica del posto». Aveva 22 anni Michele quando è stato recluso nell'OPG. Era affetto da delirio persecutorio e durante una delle sue crisi ha ucciso una persona. Ha trascorso 5 anni dentro le piccole celle roventi d'estate e gelide d'inverno. «Poi sono uscito da quell'inferno e adesso torno qui da uomo libero con un lavoro e una vita». Mi chele ha trovato sollievo nella scrittura in quegli anni e oggi è un poeta. Ha scritto alcuni versi tra cui «Io sogno che gli O.P.G. scompaiano» ed altri racchiusi nel libro «Il re burlone». La sua storia fa riflettere sulla malattia mentale e sulla possibilità di ritornare a vivere dignitosamente dopo un percorso ben lungi dalle barbare inumanità che accadevano in quelle strutture obsolete come l'OPG di Sant'Eframo Nuovo.
«A 39 anni - ha detto Andrea Canova - dall’approvazione della legge Basaglia, che sancì la chiusura dei manicomi civili, e a pochi mesi dalla definitiva applicazione della legge n.81 del 2014, che decretava la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la loro sostituzione con le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza Detentive (REMS), ci è sembrato particolarmente significativo mettere insieme la nostra testimonianza del caso dell’ Ex O.P.G. Je so’ Pazzo Sant’Eframo. Quello che oggi è stato creato in quella struttura è certamente un’avanguardia nel novero delle nuove esperienze di cittadinanza e recupero degli spazi urbani che anima Napoli da qualche anno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino