Vaccino Covid a Napoli, ecco i volontari che rinunciano alle ferie: «Noi angeli in trincea ad agosto»

Vaccino Covid a Napoli, ecco i volontari che rinunciano alle ferie: «Noi angeli in trincea ad agosto»
Li trovi all'ingresso degli hub, nei punti dove si ritirano le carrozzelle per i disabili, nelle aree destinate al quarto d'ora di osservazione dopo la fiala, oppure...

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Li trovi all'ingresso degli hub, nei punti dove si ritirano le carrozzelle per i disabili, nelle aree destinate al quarto d'ora di osservazione dopo la fiala, oppure intenti a gestire il via vai di persone all'interno dei padiglioni. Sono i volontari d'agosto - giovani ma anche un po' meno - pronti a entrare in azione ogni volta che c'è necessità. Un esercito di persone - quelli che niente vacanze, altrimenti i turni chi li copre? - ormai indispensabile per il buon andamento della campagna vaccinale napoletana. Tante sigle e una serie di associazioni al lavoro ormai da mesi senza percepire un solo centesimo. Da quella dei Carabinieri al Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta, dalla Croce rossa italiana alla Protezione civile. E poi - solo per fare qualche altro esempio perché sono tantissimi - i ragazzi dell'associazione nazionale Autieri d'Italia, quelli del Corpo italiano San Lazzaro e della onlus Le Aquile.

Normalmente aiutano gli anziani e i soggetti fragili nella vita quotidiana: spesa, visite mediche, appuntamenti. In questo periodo si occupano soprattutto di vaccini. Si alternano: la programmazione deve essere molto precisa, bisogna incastrare volontariato e lavoro perché - solidarietà a parte - in qualche modo bisogna pur campare, ma spazio per le vacanze, quest'anno, non ce n'è stato e verosimilmente non ce ne sarà almeno per le prossime settimane: «Quasi impossibile staccare la spina - commenta Enzo Esposito, responsabile Cisom, Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta - l'organizzazione è tale che dobbiamo essere sempre quasi tutti presenti. Un tuffo ce lo concediamo quando chiudono gli hub, altrimenti si fatica». Fanno di tutto, gli angeli del vaccino, così come li hanno soprannominati medici e infermieri: «Alcuni si presentano senza aver prenotato. - racconta Armando Piscitelli, volontario nell'Associazione nazionale carabinieri presieduta da Nicola Termine e Marino Franzone, coordinatore regionale - Mostrano la carta d'identità, pretendono di entrare lo stesso e ovviamente vengono rimandati indietro. Ecco, questo è uno di quei casi in cui interveniamo e, con molta calma, spieghiamo come - e che cosa fare - per avere accesso all'hub. Qualche giorno fa un ultranovantenne mi ha detto: io non chiamo, aspetto che lo facciano loro. Non vorrei dare fastidio. Gli ho risposto: venga qui, ce ne occupiamo noi. E così è stato».

In prima linea, sempre con i carabinieri volontari, anche Natia Abazashvili, russa, figlia di un alto ufficiale sovietico, innamorata di Napoli al punto da scegliere di rimanerci a vivere: «Adoro questa città e se posso fare qualcosa affinché chi ci vive stia meglio, non mi tiro mai indietro. Quando mi domandano ma chi te lo fa fare? la mia risposta è una sola: il sorriso di chi, grazie a me, ha risolto un problema. Basta quello per dare un senso a ciò che faccio e sentirmi felice. Con la mia, anzi con la nostra presenza, vogliamo offrire disponibilità, assistenza e vicinanza». A farle eco c'è Nadia De Girolamo, 33 anni, La Palma onlus, impegnata - a giorni alterni - alla Mostra d'Oltremare e alla Fagianeria: «L'altro giorno ho parlato con una signora che non usciva di casa da cinque mesi: - racconta la giovane Nadia - il viaggio fino al piazzale di Fuorigrotta l'aveva agitata moltissimo e quasi non voleva più vaccinarsi. Siamo andate a prendere un caffè, l'ho fatta calmare e alla fine l'ho accompagnata dal medico. Non è stato facile ma quando ho visto il dottore con la siringa pronta, ho tirato un sospiro di sollievo. Ce l'avevo fatta». Rassicurazioni, dunque, e pazienza, tanta pazienza. «La compilazione del modulo per l'anamnesi è un altro di quei problemi da risolvere - aggiunge Armando Piscitelli - in alcuni casi hanno anche difficoltà a capire che cosa vogliano dire quelle domande. Ci occupiamo pure di questo, ovviamente. Un po' alla volta, senza fretta, li guidiamo nelle risposte talvolta chiamando al telefono parenti e medici di base per accertarci di eventuali patologie da segnalare o farmaci da specificare. Ha ragione Natia, un loro sorriso ci basta per andare avanti».

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Il Mattino