Dal primo ottobre ad oggi cinquanta giorni vissuti sul filo per Luigi de Magistris, sindaco di Napoli prima sospeso dal prefetto e poi reintegrato dalla giustizia...
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Tutto ha inizio la sera del primo ottobre quando il prefetto di Napoli Francesco Musolino, in applicazione della legge Severino, sospende il primo cittadino partenopeo una settimana dopo la condanna a 1 anno e 3 mesi per abuso di ufficio riportata nell'ambito del processo Why Not. Nel pomeriggio a dare l'annuncio della mannaia che si stava per abbattere sul sindaco arancione era stato il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Il sindaco reagì scherzando con i cronisti: «Arriveranno con i corazzieri a portarmi la sospensione». Per poi aggiungere: «Non mi dimetto, farò il sindaco di Napoli fino al 2016 e starò di più per strada a fare il sindaco dei cittadini». Ne scaturì, appunto, l'esperienza del sindaco di strada, un mese trascorso tra i cittadini a raccoglierne le istanze in attesa che il Tar della Campania esaminasse il suo ricorso contro la misura del prefetto. «Non manifestamente infondata»: è il 30 ottobre quando la prima sezione del Tar della Campania si pronuncia e con queste tre parole in un colpo solo riporta de Magistris sulla poltrona di sindaco di Napoli un mese dopo la sua sospensione e, rinviando gli atti alla Corte Costituzionale, solleva un'ombra sulla legittimità della Legge Severino contestata in due articoli (10 e 11). Proprio sulla costituzionalità della norma del 2013 che prese il nome dall'allora ministro della Giustizia si fondava il ricorso del sindaco ex pm. Quesito che il Tar ha ritenuto fondato - con decisione unanime della prima sezione presieduta da Cesare Mastrocola - nella parte in cui si chiedeva di sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta relativamente agli articoli 10 e 11 della legge.
Il provvedimento del Tar, inoltre, sospese l'efficacia del provvedimento prefettizio fino al giudizio della Consulta e alla successiva Camera di Consiglio dello stesso Tar.
Il Mattino