Galleria Toledo, in scena il laboratorio-spettacolo «Lettere dalla notte» di Chiara Guidi, dove i protagonisti non sono attori

Andrà in scena domenica, 21 gennaio e si ispirerà liberamente ai testi del Premio Nobel, Nelly Sachs

Il laboratorio tenuto da Chiara Guidi
«Lettere dalla notte», in scena domenica 21 gennaio alle 20.30, presso Galleria Toledo, al teatro stabile d’innovazione, diretto da Laura...

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«Lettere dalla notte», in scena domenica 21 gennaio alle 20.30, presso Galleria Toledo, al teatro stabile d’innovazione, diretto da Laura Angiulli, è liberamente tratto dai testi del Premio Nobel, Nelly Sachs.

In scena con Chiara Guidiun coro di cittadini e cittadine che parteciperà ad un laboratorio a Galleria Toledo nei tre giorni precedenti. «Lettere dalla notte» è un’esperienza pratica, per la quale non è richiesta una preparazione tecnica. Dopo tre giorni di laboratorio (per un totale di 12 ore) condotto da Chiara Guidi e basato sulla sua tecnica molecolare – i partecipanti vengono coinvolti nella rappresentazione finale, creando un coro poetico che evoca, attraverso il corpo sonoro e concorde delle voci, le creature di nebbia dalle quali i versi di Nelly Sachs fanno scaturire la musica. 

Lo spettacolo – che si basa sui testi tradotti da Anna Ruchat – ha la musica originale eseguita dal vivo di Natàn Santiago Lazala; cura del suono di Andrea Scardovi. 

Tra le voci più appartate e possenti del Novecento, Nelly Sachs ci arriva come un soffio tenace, che resiste al tempo. Nella sua poesia, nella polvere che spesso evoca, si intravede il cammino doloroso dei popoli e delle genti, di cui il verso fa scaturire la musica. La scrittura di Nelly Sachs, Premio Nobel per la letteratura nel 1966, viene riscoperta da Chiara Guidi – in collaborazione con Elena Di Gioia – anche attraverso il carteggio che essa ebbe per molti anni con un altro grande poeta, Paul Celan, che condivise con lei le ferite del Novecento e la condizione di esule dalla Storia, cui scrisse: «Viviamo entrambi nella patria invisibile».

Nel teatro, la parola solitaria delle lettere si trasforma in coro poetico, evocando, attraverso il corpo sonoro e concorde delle voci, quelle «creature di nebbia» che l’artista cercava.

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Il Mattino