Galleria Toledo, in scena il laboratorio-spettacolo «Lettere dalla notte» di Chiara Guidi, dove i protagonisti non sono attori

Andrà in scena domenica, 21 gennaio e si ispirerà liberamente ai testi del Premio Nobel, Nelly Sachs

Il laboratorio tenuto da Chiara Guidi
Il laboratorio tenuto da Chiara Guidi
Giovedì 18 Gennaio 2024, 14:59
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«Lettere dalla notte», in scena domenica 21 gennaio alle 20.30, presso Galleria Toledo, al teatro stabile d’innovazione, diretto da Laura Angiulli, è liberamente tratto dai testi del Premio Nobel, Nelly Sachs.

In scena con Chiara Guidiun coro di cittadini e cittadine che parteciperà ad un laboratorio a Galleria Toledo nei tre giorni precedenti. «Lettere dalla notte» è un’esperienza pratica, per la quale non è richiesta una preparazione tecnica. Dopo tre giorni di laboratorio (per un totale di 12 ore) condotto da Chiara Guidi e basato sulla sua tecnica molecolare – i partecipanti vengono coinvolti nella rappresentazione finale, creando un coro poetico che evoca, attraverso il corpo sonoro e concorde delle voci, le creature di nebbia dalle quali i versi di Nelly Sachs fanno scaturire la musica. 

Lo spettacolo – che si basa sui testi tradotti da Anna Ruchat – ha la musica originale eseguita dal vivo di Natàn Santiago Lazala; cura del suono di Andrea Scardovi. 

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Tra le voci più appartate e possenti del Novecento, Nelly Sachs ci arriva come un soffio tenace, che resiste al tempo.

Nella sua poesia, nella polvere che spesso evoca, si intravede il cammino doloroso dei popoli e delle genti, di cui il verso fa scaturire la musica. La scrittura di Nelly Sachs, Premio Nobel per la letteratura nel 1966, viene riscoperta da Chiara Guidi – in collaborazione con Elena Di Gioia – anche attraverso il carteggio che essa ebbe per molti anni con un altro grande poeta, Paul Celan, che condivise con lei le ferite del Novecento e la condizione di esule dalla Storia, cui scrisse: «Viviamo entrambi nella patria invisibile».

Nel teatro, la parola solitaria delle lettere si trasforma in coro poetico, evocando, attraverso il corpo sonoro e concorde delle voci, quelle «creature di nebbia» che l’artista cercava.

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