Napoli, una favola straordinaria nel calcio sotto il diluvio

Napoli, una favola straordinaria nel calcio sotto il diluvio
L’uno-due del Napoli nel derby, a cavallo tra primo e secondo tempo, ha messo al tappeto la Salernitana, peraltro scesa in campo tutt’altro che animata da spirito...

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L’uno-due del Napoli nel derby, a cavallo tra primo e secondo tempo, ha messo al tappeto la Salernitana, peraltro scesa in campo tutt’altro che animata da spirito battagliero come aveva auspicato il suo tecnico Nicola. La capolista ha terminato lo strepitoso girone d’andata a 50 punti, al momento con un vantaggio di 12 sul Milan e di 13 sull’Inter, in campo tra domani e martedì. 

Gli azzurri non hanno fatto nel primo tempo il solito show: d’altra parte la gara è stata giocata sotto il diluvio e chi ha più classe fatica ad esaltarsi su questi campi.

Il derby non è stato mai in bilico. Notevole la differenza di punti, e qualità, tra le squadre. La scossa che il presidente Iervolino sperava di dare alla Salernitana dopo l’umiliazione di Bergamo, con la riconferma del tecnico in panchina, non è arrivata. Peraltro, i granata - già con l’infermeria piena - hanno perso il centrale Gyomber dopo tredici minuti per infortunio. Si sono chiusi nella trequarti per respingere il Napoli, in quella fase prevedibile e poco incline a sviluppare il gioco sulle fasce, dove vi erano Elmas e Lozano al posto di Kvara (influenzato) e Politano (fuori per scelta tecnica). Il comando del gioco è stato totale da parte degli azzurri, con una percentuale di possesso palla già del 72 per cento alla mezz’ora. Poco impegnato Ochoa, solo una volta Meret si è sporcato i guantoni sul tiro di Piatek, schierato al fianco di Dia, senza peraltro che si elevasse il peso offensivo.

Salernitana brutta e contratta, timorosa del confronto con la capolista dopo le prestazioni mediocri nelle precedenti partite. Napoli pratico e all’inizio poco efficace, finché nei minuti di recupero il muretto granata non è crollato grazie alla rete di Di Lorenzo, il laterale scelto dalla squadra e da Spalletti come erede di Insigne. Il capitano è sempre più protagonista e adesso attende di essere convocato da De Laurentiis per il rinnovo del contratto, avendo scelto di legarsi a vita con questo club anche per una questione affettiva: da Bucciano, in provincia di Benevento, partirono i suoi genitori verso la Toscana.

Difficile immaginare quali parole abbia potuto utilizzare Nicola nel quarto d’ora dell’intervallo. Ammesso che avesse dato qualche indicazione per tentare di riaprire la partita, tutto è stato cancellato dal raddoppio azzurro dopo tre minuti della ripresa. Ha colpito Osimhen, al tredicesimo gol in campionato. E poi è di fatto calato il sipario sulla partita, con un unico sussulto, il palo colpito da Piatek - palla deviata dalla mano dell’attento Meret - che avrebbe potuto riaprire il confronto a sette minuti dalla fine. Ma è stato un caso, favorito da un rimbalzo della sfera sulla gamba di Lobotka, perché non vi era stata alcuna reazione sullo 0-2. Il Napoli ha tranquillamente gestito il confronto, senza alzare il ritmo, giocando con ordine e scoprendosi il giusto per tentare la terza rete, offrendo alla platea qualche numero di Victor.

Un bel colpo aver chiuso la prima parte del campionato con questo vantaggio, che soltanto leggermente potrebbero ridurre in questo turno l’Inter e il Milan, le più vicine a una squadra che è imprendibile anche senza Kvara. Era peraltro già accaduto nelle ultime tre partite di novembre, prima della sosta mondiale. C’è chi non riesce a ritrovare la propria dimensione, come Lozano e Zielinski, a cui Spalletti ha concesso una chance, non sfruttata fino in fondo. La forza del tecnico è appunto avere a disposizione cambi di alto livello. La Salernitana resta una squadra che non riesce a rendersi insidiosa e subisce troppo. C’è un vantaggio di 6 punti sulla terz’ultima, il Verona, chiaramente non sufficiente per sentirsi fuori dalla lotta per la retrocessione. Ci dovrà essere un altro spirito - e un altro risultato - venerdì sera nello scontro diretto a Lecce.

La rivoluzione in classifica sancita dal -15 a carico della Juve da parte della Corte federale ha portato la Salernitana a 4 punti dai bianconeri, che stasera affrontano l’Atalanta dopo questo scivolone in classifica. In attesa di verificare la reazione della tifoseria - vergognose le minacce social di fanatici al procuratore federale Chiné - vi sono state quelle del club e di Allegri, stretti intorno alla squadra che nelle ultime 20 giornate dovrà tentare l’impresa delle imprese per risalire in classifica e conquistare un posto nelle coppe, che peraltro l’Uefa potrebbe negare a prescindere dal piazzamento in serie A. Perché la lettura del provvedimento della Corte è chiara. Non si è deciso sulle plusvalenze ma su un “sistema” che è stato confessato - nelle intercettazioni raccolte dalla Procura di Torino e messe a disposizione degli inquirenti federali - dagli stessi ex dirigenti. I toni del nuovo management della Juve ricordano quelli di chi subentrò alla triade nel 2006, dopo Calciopoli. «Ci difenderemo con pacatezza e senza arroganza», ha detto il neo presidente Ferrero. È quella arroganza che aveva portato Agnelli e il suo staff a sostenere il progetto SuperLega e contemporaneamente a lavorare sul piano amministrativo in modo censurabile, secondo l’interpretazione dei giudici federali e dei magistrati della Procura di Torino. Questa al momento l’unica lettura. A partire da stasera tocca ad Allegri e ai giocatori: il peso della responsabilità è altissimo. 

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Il Mattino