ROMA. San Gennaro pensaci tu. È il pensiero in questi giorni delicati del gruppo di trentacinque ragazzi del Rione Sanità che si è inventato un lavoro grazie...
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IL CONFRONTO
Il Vaticano – responsabile di tutte le catacombe in Italia – ha deciso di intervenire per garantire a questa esperienza una cornice gestionale meno improvvisata e più professionale. Il flusso dei visitatori di anno in anno si è ampliato, fino a che – dopo 9 anni -, davanti ad un grande successo, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha stabilito necessario un intervento gestionale per rafforzare il lavoro fatto e, nello stesso tempo, per garantire più trasparenza e conformità alle regole in vigore applicate a tutte le strutture amministrate dalla Santa Sede. La catacomba di san Gennaro, scavata e resa fruibile dopo una ampia campagna archeologica condotta dal Vaticano (inaugurata nel 2009 dal cardinale Ravasi) custodisce affreschi magnifici. Nel percorso si vedono le sepolture dei vescovi e martiri partenopei, tra cui la tomba del martire Gennaro.
LA PARANZA
In questi anni la cooperativa La Paranza, visto che le cose ingranavano, ha assunto una trentina di ragazzi attualmente impiegati in diverse mansioni, tutti orgogliosi di fare da angeli custodi al santo patrono della città. Ora non resta che appianare una serie di problemi legati alla gestione: spesso la trasparenza, anche per impreparazione dei ragazzi, non andava in automatico. In un dossier sono stati elencati i motivi per i quali la Santa Sede è dovuta intervenire alla scadenza della convenzione, per una verifica della gestione del sito. Tre giorni fa il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, si è recato a Napoli per una riunione ristretta con il cardinale Crescenzio Sepe. Durante l’incontro è stato illustrato il piano di lavoro e le regole che i ragazzi dovranno seguire secondo gli orientamenti di Papa Francesco. Una direttiva papale basata su trasparenza e legalità. Tutto annotato punto per punto. Finora nonostante la buona volontà dei ragazzi, è annotato nel dossier del Vaticano, nessuno ha presentato la rendicontazione precisa delle entrate, non sono stati comunicati i bilanci, nè si è tenuto il conteggio di quanti biglietti siano stati staccati all’ingresso della catacomba. Eppure per le altre catacombe esistenti, dalla Sicilia alla Toscana (un settore rigidamente disciplinato dagli accordi bilaterali siglati nel 1984 tra la Santa Sede e l’Italia) le cooperative e le strutture che si occupano della fruizione del luogo sacro, c’è l’obbligo di attenersi a regole ben precise. Compreso il fatto di staccare dei biglietti numerati emessi dal Vaticano. '
I RILIEVI
A Napoli, invece, la gestione al momento è, secondo i rilievi fatti, un po’ troppo autonoma. I problemi con il tempo si sono sommati alle difficoltà che i ragazzi non hanno saputo affrontare. Gli ispettori vaticani che periodicamente venivano inviati a Napoli per verificare lo stato di conservazione delle catacombe, o la tenuta degli affreschi, trovavano difficoltà, è sempre rilevato nel dossier, a svolgere l’ispezione. Mancanza di comprensione reciproca e forse diffidenza. In Vaticano gli esperti spiegano che da parte della Santa Sede esiste un obbligo pattizio a controllare e verificare periodicamente lo stato delle catacombe, poichè si tratta di ambienti delicati e sottoposti a rischi di deterioramento. Se non viene svolta una attività conservativa costante si rovinano gli affreschi, i mosaici, le strutture delle gallerie. Cosa che si vorrebbe evitare anche per alcuni punti delle catacombe di San Gennaro. Tra tutte quelle presenti in Italia – si parla di decine di luoghi aperti al pubblico – sono le uniche che al momento lavorano in una specie di “autogestione”.
Il contributo che viene richiesto dalla Commissione serve proprio per intervenire sulle stesse catacombe per la messa in sicurezza dei percorsi, per opere di conservazione e restauro. Cioè per offrire nuove opportunità di lavoro. Per riportare un po’ d’ordine nel settore, ora tutti sperano in un altro miracolo di San Gennaro.
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Il Mattino