Effetto CR7: campionato già finito e stadi vuoti

Effetto CR7: campionato già finito e stadi vuoti
Ci avevano detto che CR7 avrebbe riempito gli stadi e invece qualcuno, non solo il San Paolo, lo sta addirittura svuotando. Ci avevano detto che era una formidabile operazione di...

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Ci avevano detto che CR7 avrebbe riempito gli stadi e invece qualcuno, non solo il San Paolo, lo sta addirittura svuotando. Ci avevano detto che era una formidabile operazione di marketing non soltanto per la Juventus ma per tutto il calcio italiano e invece a quasi due terzi della stagione la Serie A, soffocata nella culla proprio dal fuoriclasse che doveva rilanciarla, ha tutt’altro che aumentato il suo valore.


Ci avevano detto che Ronaldo avrebbe portato al suo seguito chissà quanti altri campioni, come accadde con Maradona, Zico e Platini negli Anni Ottanta del secolo scorso, e invece niente, neanche uno, anzi, uno forse sì, quel Ramsey che dalla prossima estate renderà la Juventus ancora più irraggiungibile e il campionato ancora meno avvincente.

Il dubbio che fosse un’operazione al momento fuori dalla portata del nostro calcio era stato cancellato sul nascere da tutti gli osservatori. In realtà, ancora adesso è impossibile stilare bilanci definitivi. Però è ora di cominciare a valutare gli effetti di questo affare sul pallone di casa nostra, molto meno pronto della eccezione Juventus ad assorbirne gli impatti. Un’eccezione lodevole, va precisato: perché i meriti della solidità della Juventus sono tutti della Juventus, mentre le responsabilità della fragilità del calcio italiano sono dei suoi teorici avversari, incapaci di crescere insieme. L’inserimento di uno dei due o tre più forti calciatori al mondo, forse il più forte in assoluto, in una squadra reduce da sette scudetti è stato devastante per le rivali: il vantaggio di 13 punti sul Napoli, ammirevole nei suoi solitari tentativi di restare a galla, significa che probabilmente a fine stagione verrà battuto il record del maggior distacco sulla seconda in un torneo a 20 squadre con i tre punti in palio. Per rendere meglio l’idea: il primato attualmente appartiene all’Inter che distanziò la Roma di 22 punti nella stagione 2006-07, quella post Calciopoli, in un campionato cioè sostanzialmente falsato dall’assenza della Juventus e dalle penalizzazioni inflitte, fra le altre, a squadre importanti come Milan, Lazio o Fiorentina.

È migliorato lo spettacolo con Ronaldo in campo? Tutti pensavano che avrebbe attratto molti più spettatori. Impossibile riempire lo Juventus Stadium più di quanto è stato fatto fin dal giorno della sua inaugurazione, per via della capienza limitata, la media presenze alle partite della squadra di Allegri in trasferta è effettivamente salita. Ma non di moltissimo: si registra un +12,2%, comparando le gare finora disputate con squadre che già l’anno scorso erano in Serie A. L’impressione, considerata la distribuzione nazionale del tifo bianconero, è che CR7 abbia attirato più gli juventini del luogo che non i sostenitori delle squadre locali curiosi di vederlo dal vivo. Più in generale, l’effetto del suo arrivo sul riempimento complessivo degli stadi in Serie A è stato però finora piuttosto deludente: la media presenze, rispetto all’anno scorso, al momento è cresciuta soltanto dell’1,3%, da 24.706 a 25.028 spettatori. L’inizio era stato molto più incoraggiante. Ancora alla fine del girone d’andata l’incremento era del 2,8%. Ma nelle ultime giornate le presenze sono progressivamente calate sempre più. Perché è certamente bello apprezzare dal vivo un simile campione, ma è un po’ meno bello assistere all’ennesimo campionato senza storia.

Nel frattempo, il valore della Serie A sul mercato internazionale dei diritti televisivi è tutt’altro che aumentato. Pensate che per il triennio dal 2018-19 al 2020-21 i diritti per l’estero sono stati ceduti a 335 milioni a stagione, rispetto ai 636 milioni della Liga e al miliardo e 300 milioni della Premier League. Ora, dopo l’arrivo di CR7, l’agenzia che li ha acquistati in blocco, Img, invece di rivalutarli, ha aperto un contenzioso con la Lega calcio che sarebbe inadempiente su alcuni aspetti quali appunto la qualità del prodotto, la cattiva immagine delle tribune semivuote, gli orari d’inizio delle partite, i terreni di gioco in cattive condizioni e i diritti garantiti a Rai International al di fuori di quest’accordo. E’ perciò concreto il pericolo che le società debbano far fronte a una richiesta di risarcimento danni.

La scarsa competitività di un campionato vinto dalla Juventus prima ancora di cominciare limita poi l’afflusso di nuovi sponsor, a parte quelli interessati direttamente a CR7 e quindi alla società bianconera. I ricavi aggiuntivi garantiti alle casse bianconere dall’arrivo di Ronaldo cominciano ad affluire, sia pure un po’ più a rilento del previsto: se Adidas ha già più che raddoppiato il suo impegno quale sponsor tecnico, ancora non è stato trovato uno sponsor di maglia per sostituire Jeep, marchio di famiglia che versa, al netto dei bonus, la miseria di 17 milioni l’anno, rispetto ai 70 di Emirates al Real Madrid o ai 62 di Chevrolet per il Manchester United. Eppure, la solidità dei conti bianconeri e il valore di un brand al quale accoppiare d’ora in avanti anche il marchio di CR7 dovrebbero rendere sostenibile l’operazione, nonostante le ricadute sul piano del costo del lavoro di oggi e di domani, considerati gli effetti al rialzo che lo stipendio di Ronaldo avrà sugli stipendi degli altri compagni. Poi, la risposta definitiva alla domanda se l’acquisto di Cristiano sia stato un buono o un cattivo affare la darà la Champions.


Ma al sistema calcio Italia finora CR7 non ha arrecato nessun vantaggio. Le presunte rivali della Juventus non appaiono minimamente in grado di sostenere investimenti adeguati a ridurre le distanze. Invece di richiamare nuovi campioni, in queste settimane sembra stiano facendo di tutto per perdere quelli che già avevano: vedi la querelle fra Inter e Icardi e la fuga di Higuain in Inghilterra. La Lega di Serie A dovrà inventarsi qualcosa per arrestare il declino. Studiando riforme serie e capaci di aumentare la competitività complessiva. Si può agire sia sul piano più strettamente sportivo, a partire dall’ipotesi playoff, sia su un piano più economico-finanziario, magari studiando forme di luxury tax, tali da riequilibrare la disponibilità delle risorse. In fondo conviene anche alla stessa Juventus. Che rischia di scontare in Champions la scarsa intensità delle partite che vince così facilmente in campionato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino