Il 118 ancora in tilt, attesa di un’ora per l’ambulanza

Il 118 ancora in tilt, attesa di un’ora per l’ambulanza
Un’ora dalla chiamata in centrale del 118 per l’arrivo dell’ambulanza: è accaduto ieri mattina in via Gianturco 112 a Napoli, dove un cittadino cinese,...

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Un’ora dalla chiamata in centrale del 118 per l’arrivo dell’ambulanza: è accaduto ieri mattina in via Gianturco 112 a Napoli, dove un cittadino cinese, fratturatosi una gamba a causa di una caduta dalla scala, ha dovuto attendere in strada, in preda al dolore, il tardivo arrivo dei soccorsi. Sulla scena dell’incidente era presente, per caso, anche Salvatore Ronghi, segretario federale di Sud protagonista - che ha duramente stigmatizzato il disservizio: «Un’indecenza, un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini - avverte - che dimostra l’incredibile disorganizzazione che è ancora presente nella sanità regionale». Ronghi punta il dito sulla Regione, che governa la Salute, ma non risparmia l’amministrazione cittadina che «non assicura i collegamenti pubblici con l’Ospedale del mare non cura nemmeno la segnaletica stradale». 


EVENTO SENTINELLA 
Quello di ieri è effettivamente un evento emblematico delle difficoltà del 118 in città. Da chiarire è che l’ambulanza ha impiegato pochi minuti per giungere sul posto dall’Aeroporto. Dopo la prima allerta alla centrale giunta alle 10,10, la prima ambulanza disponibile dalla postazione Aeroporto è partita alle 10,50 per arrivare alle 11,06 a via Gianturco e poi giungere con il paziente a bordo alle 11,15 al pronto soccorso dell’ospedale del mare. Il ritardo è stato causato dunque da un black-out di ambulanze per ben 45 minuti. Tutti i 17 mezzi della rete erano infatti impegnati in altri soccorsi o in ospedale nella consegna di malati. Una crisi che solo ieri mattina si è ripresentata in orari diversi per ben tre volte. Tanto che alle 12,20, dalla centrale del 118 è partita una nota indirizzata a Antonio Postiglione, responsabile del dipartimento Salute della Regione, e al direttore sanitario della Asl Napoli 1 Pasquale Di Girolamo Faraone, in cui si segnala «l’esiguo numero di ambulanze rispetto al numero di richieste di assistenz». 

IL BLACKOUT
Buchi nei soccorsi come quello di ieri mattina sono ormai una costante e accadono quasi tutte le mattine in concomitanza del picco di flusso di lavoratori che giungono in città dalle province. Meno critica invece la situazione nei pomeriggi fino a scemare la notte. A incidere è il fatto che Napoli, a dispetto dei 980 mila abitanti dichiarati, accoglie ogni giorno sul suolo metropolitano almeno 150 mila pendolari cui si aggiunge un flusso altrettanto consistente di turisti. Domenica sera, ad esempio, almeno due visitatori stranieri sono stati colpiti da infarto su una nave da crociera e condotti al Pellegrini e poi alla Mediterranea per l’angioplastica impegnando la rete infarto. I turisti incidono per almeno 150-200 mila persone al giorno alterando l’equilibrio già precario e sottodimensionato della dotazione di uomini e mezzi rispetto alla popolazione servita (1 ambulanza ogni 600mila abitanti) che richiederebbero un presidio di 24 ambulanze anziché 17. Senza contare infine i tanti immigrati che spesso si feriscono, cadono, hanno incidenti o malori anche in relazione alle precarie condizioni di vita e di lavoro. Il corollario di questa carenza è inevitabilmente la frequenza delle aggressioni agli incolpevoli equipaggi del 118. Secondo una stima il personale è ininterrottamente impiegato per oltre 20 ore su 24. 

LA POLITICA 

Per affrontare il nodo del 118, lunedì mattina Stefano Graziano, presidente della V Commissione sanità in Consiglio regionale, ha convocato una delegazione di operatori e rappresentanti sindacali. Dopo la bocciatura della Mozione sul 118 presentata dal Movimento 5 Stelle è stata approvata una risoluzione. Recepiti i punti critici della rete e riproposte alcune soluzioni. Riepilogati in sintesi i mali del 118, dalla disomogeneità organizzativa tra le varie province, alla carenza di personale (medici, infermieri e autisti) passando per l’elevata età media, la scarsa integrazione qualitativa dei servizi appaltati alle Croci private. Su tutto c’è la carenza di mezzi e la vetustà delle ambulanze. Fattori che causano gli elevati tempi medi di arrivo. Ricognizione del personale, acquisto di nuovi mezzi, adeguamento tecnologico, interfacce informatiche tra 118, ambulanze ed ospedali, rotazione e mobilità dei camici bianchi sono i principali nodi da risolvere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino