Combattere il tumore del fegato, stimolare le difese dell’organismo, addestrare il sistema immunitario contro le cellule neoplastiche: sono le basi di una nuova cura del...
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Una persona già più volte operata presso l’unità di Chirurgia epatica guidata da Francesco Izzo. Il Pascale coordina il progetto a livello europeo, finanziato con 6 milioni di euro, e sponsorizza lo studio clinico che vede impegnati anche Tubinga (Germania), Pamplona (Spagna), Anversa (Belgio) e Birmingham (Uk). In Italia oltre al Pascale di Napoli c’è l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar a Verona. Allo sviluppo del vaccino hanno contribuito tutti i partner del progetto tra cui l’Università dell’Insubria. Durante i primi quattro anni di studi i ricercatori hanno identificato le molecole che rappresentano la carta di identità del tumore. Proteine che non si trovano sulle cellule sane del fegato né in altri organi. Segnali utilizzati per preparare il vaccino Hepavac. «A questo vaccino il team internazionale di ricercatori coordinati da Luigi Buonaguro, responsabile della struttura dipartimentale di Immunoregolazione dei tumori di questo Istituto - dice Attilio Bianchi manager del Pascale - sta lavorando dal 2013. Con la dovuta cautela siamo fiduciosi che possa essere il primo vaccino al mondo per il tumore epatico candidato alla successiva sperimentazione su vasta scala».
Il trattamento Il tumore del fegato rappresenta la terza causa di morte per cancro nel mondo e le opzioni terapeutiche sono limitate con una sopravvivenza media del 20 per cento. «Il trattamento - ricorda Bonaguro - consiste in 9 punture intradermiche da effettuare periodicamente e precedute da un’unica infusione endovena di ciclofosfamide a bassa dose, un chemioterapico che prepara il terreno. L’obiettivo è valutare l’assenza di tossicità e la risposta immunitaria, e poi avere la stima di efficacia nel prevenire la ricomparsa della malattia».
Ad oggi, in tutti i centri clinici coinvolti, sono stati arruolati 49 pazienti con carcinoma non metastatico. Di questi al Pascale ne sono stati individuati 15. Dopo tutti i vari step di verifica 5 sono arrivati in fase di vaccinazione. Uno ha completato il ciclo ed è seguito ad Anversa; tre finiranno la sperimentazione nelle prossime settimane al Negrar di Verona. Ora c’è Napoli. «Gli effetti collaterali nei primi quattro pazienti – conclude Buonaguro - sono stati minimi. Abbiamo dato il semaforo verde per continuare l’arruolamento. Nella migliore delle ipotesi ci attendiamo l’assenza di ricomparsa del tumore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino